Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è recentemente giunto a Roma con un’importante agenda diplomatica, cercando di sottolineare la necessità di un piano di pace e rafforzare la cooperazione con i partner occidentali. In attesa di una potenziale svolta nei negoziati con la Russia, molti analisti ritengono che la decisione finale sulla fine del conflitto ricada interamente sulle spalle del presidente russo Vladimir Putin, piuttosto che su Kiev. L’ex ambasciatore italiano a Kiev, Pier Francesco Zazo, ha condiviso delle riflessioni sull’attuale situazione e sulle aspettative ucraine riguardo al futuro.
Zelensky parla di pace ma l’influenza di Putin rimane centrale
Nel corso della sua visita in Italia e nelle altre grandi capitali europee, Zelensky ha dichiarato che il 2024 potrebbe rappresentare un anno decisivo per l’Ucraina e la possibilità di una conclusione del conflitto, un’eventualità che però dipende in gran parte da Putin. Secondo Zazo, è il presidente russo a dover avviare i negoziati, e la sua attuale convinzione di poter prevalere militarmente sul campo di battaglia impedisce il raggiungimento di un accordo di pace. La condizione per un dialogo, come sostenuto dall’ex ambasciatore, è che Putin riconosca l’inesorabile determinazione dell’Occidente a supportare l’Ucraina, una consapevolezza che potrebbe portare il leader russo a considerare una via d’uscita.
Zelensky, durante il suo tour diplomatico, presenterà un piano che punta a ottenere il ritiro delle truppe russe dai territori occupati e a stabilire una pace duratura. Zazo sottolinea come il termine “vittoria” possa generare malintesi, dal momento che la vera ambizione dell’Ucraina è la stabilizzazione e il ritorno alla normalità. Particolare attenzione è stata posta sulla necessità di supporto militare e finanziario da parte degli alleati, con richieste specifiche di armi a lungo raggio per difendersi in modo efficace dagli attacchi russi.
La richiesta di Kiev: maggior supporto militare e integrazione nella NATO
L’ex ambasciatore ha evidenziato l’urgenza per l’Ucraina di combattere “ad armi pari” rispetto alla Russia e di ricevere rassicurazioni riguardo a una rapida integrazione nella NATO e nell’Unione Europea. Secondo Zazo, il confronto con Putin richiede una dimostrazione di forza, e il presidente russo stesso sarebbe disposto a prendere in considerazione i negoziati solo quando sarà chiaro che non può più vincere.
Da parte degli Stati Uniti, la reazione al piano di Zelensky è stata cauta. Zazo ha commentato come, nonostante il supporto militare garantito da Washington, si nutra una certa riluttanza ad evitare un’escalation diretta nel conflitto. Le analisi strategiche americane suggeriscono che l’uso di armi a lungo raggio da parte dell’Ucraina, se autorizzato, potrebbe non portare i risultati auspicati e potrebbe anzi innescare una reazione da parte della Russia.
Cambiamenti nei sentimenti dell’opinione pubblica in Italia
Un altro tema discusso da Zazo è la crescente diminuzione del consenso in Italia riguardo all’invio di armi in Ucraina, un fenomeno che, secondo analisi recenti, sta influenzando le decisioni politiche del Governo. Durante le votazioni al Parlamento europeo, una significativa porzione di partiti, sia al Governo sia all’opposizione, ha mostrato resistenza alle forniture militari. Di conseguenza, l’atteggiamento italiano è diventato più cauto, con una netta opposizione all’uso di armi italiane su suolo russo, posizionandosi così distintamente rispetto ad altri membri della NATO.
Zelensky, pur consapevole di queste dinamiche interne italiane, intende utilizzare la sua visita per rafforzare il sostegno ai suoi piani di pace. A tal proposito, l’ex ambasciatore ha sottolineato i crescenti legami bilaterali tra Italia e Ucraina, specialmente in relazione agli aiuti concessi durante la presidenza italiana del G7 e alla disponibilità dell’Italia ad appoggiare l’integrazione dell’Ucraina nell’Unione Europea.
Flessibilità e opportunità: il futuro del conflitto ucraino
Zazo ha anche analizzato la possibilità che Zelensky possa adottare un comportamento più flessibile nel dialogo con la Russia, soprattutto per ottenere garanzie di sicurezza, potenzialmente attraverso la NATO. Tuttavia, questa strategia comporta rischi significativi, poiché accettare di perdere territori occupati potrebbe generare tensioni interne già elevate in un popolo che continua a desiderare la libertà e l’integrità territoriale.
La questione della NATO si pone in termini complessi: mentre l’Ucraina cerca un ingresso rapido per ottenere protezione, l’opposizione di Mosca a tale scenario presenta un ostacolo permanente. Le dichiarazioni di Putin per una Ucraina neutrale e smilitarizzata sono un chiaro indicativo delle sue intenzioni, rendendo così la risoluzione del conflitto un arduo compito.
Zazo ha avanzato l’ipotesi che, se le negoziazioni dovessero andare avanti, potrebbe essere delineato un accordo che permetta all’Ucraina di svilupparsi in un contesto di sicurezza più forte, anche senza l’adesione alla NATO, sperimentando con modelli di deterrenza militare simili a quelli di paesi come Israele.
L’influenza di Orban e il futuro delle relazioni euro-ucraine
Nel contesto di queste manovre diplomatiche, le recenti dichiarazioni del premier ungherese Viktor Orban hanno sollevato interrogativi sul futuro della strategia ucraina. Le affermazioni di Orban, secondo cui l’Ucraina starebbe perdendo il conflitto, potrebbero rivelarsi strumentali a interessi volti a congelare il conflitto e mantenere lo status quo, che includerebbe la perdita di territori occupati.
Zazo ha evidenziato come l’Ungheria, tradizionalmente allineata con le posizioni del Cremlino, continui a cercare di ostacolare gli sforzi di supporto all’Ucraina da parte dell’Unione Europea. Con questi eventi in corso, è evidente che il panorama geopolitico è in rapida evoluzione e le decisioni che verranno adottate nelle prossime settimane e mesi avranno un impatto significativo sulla direzione futura del conflitto.