La recente visita di Re Carlo III e della Regina Camilla in Australia ha suscitato polemiche, con una contestazione audace da parte della Senatrice Lidia Thorpe. Durante un discorso del re al Parlamento di Canberra, Thorpe ha sollevato accuse gravi nei confronti della Corona britannica, affermando che la monarchia ha sottratto le terre agli aborigeni e denunciando l’eredità coloniale. Questo episodio ha riacceso il dibattito su temi sensibili come la riconciliazione e i diritti dei popoli indigeni.
La contestazione della senatrice Lidia Thorpe
Il clamoroso intervento di Lidia Thorpe, Senatrice indipendente del Victoria, è avvenuto mentre Re Carlo III si accingeva a concludere un discorso. Le sue parole sono risuonate nel Parlamento, sottraendo una parte dell’attenzione all’ambiente cerimoniale del momento. Thorpe ha urlato: “Questo non è il tuo Paese”, lanciando un invito a restituire agli aborigeni le terre e i diritti che, secondo lei, sono stati storicamente sottratti. La senatrice ha accusato la monarchia di genocidio nei confronti dei popoli indigeni, esprimendo una profonda ferita collettiva e sostenendo che l’eredità coloniale ha avuto ripercussioni devastanti.
Thorpe ha chiesto con forza un trattato, sottolineando che la lotta per i diritti indigeni è tutt’altro che conclusa. “Hai distrutto la nostra terra”, ha affermato, elencando simbolicamente ciò che la Corona britannica avrebbe dovuto restituire: “Le nostre ossa, i nostri teschi, i nostri bambini, la nostra gente”. Questo intervento, a dir poco provocatorio, ha messo in luce le fratture storiche e sociali che ancora esistono nelle relazioni tra le popolazioni indigene australiane e il governo.
Nonostante gli sforzi degli agenti di sicurezza per allontanarla, Thorpe ha continuato a ribadire il suo messaggio contro la monarchia, affermando: “Questo non è il tuo paese. Tu non sei il mio re. Tu non sei il nostro re.” Le sue parole hanno risuonato ben oltre il momento e stanno già innescando discussioni più ampie su colonizzazione, diritti degli indigeni, e il ruolo della monarchia oggi.
Le reazioni al discorso di Re Carlo
Prima dell’intervento di Lidia Thorpe, Re Carlo III aveva pronunciato un discorso in cui ha riflettuto sui suoi legami con l’Australia, rievocando i suoi anni da studente nel paese e parlando di questioni cruciali come la pandemia di Covid-19 e la vulnerabilità dell’Australia nella crisi climatica. Il re ha cercato di mettere in risalto il suo impegno nei confronti degli australiani, suscitando una risposta positiva da parte di alcuni, inclusi il Primo Ministro Anthony Albanese e il leader dell’opposizione, Peter Dutton.
Albanese ha accolto calorosamente i regnanti, parlando del suo onore nel guidare la delegazione australiana all’incoronazione di Carlo III. Ha elogiato l’approccio del re riguardo questioni fondamentali, tra cui la riconciliazione con le popolazioni indigeni e l’attenzione verso il cambiamento climatico. “Hai dimostrato grande rispetto per gli australiani”, ha dichiarato, ma il contesto della visita ha comunque lasciato emergere le tensioni sottese.
L’episodio ha scatenato anche reazioni di disapprovazione da alcune parti, come nel caso dell’ex Primo Ministro Tony Abbott, il quale ha descritto l’atto di protesta come “uno sfortunato esibizionismo politico”. Le opinioni sulle modalità e sull’opportunità di espressione delle contestazioni rispetto alla monarchia sono variegate e rappresentano il naturale riflesso delle diverse sensibilità politiche e culturali presenti in Australia.
L’eredità coloniale e le sfide per il futuro
L’episodio che ha caratterizzato la visita del re in Australia non è un fatto isolato, ma un importante catalizzatore per affrontare tematiche di lunga data legate alle relazioni tra le popolazioni aborigene e il governo australiano. L’eredità coloniale è un tema che continua a sollevare grosse polemiche, mentre sempre più voci si levano per chiedere giustizia e riconoscimento dei diritti degli indigeni.
La richiesta di un trattato rappresenta un passaggio fondamentale. Negli ultimi anni, il dibattito si è intensificato riguardo la possibilità di firmare un accordo formale che riconosca i diritti indigeni su base costituzionale. Tuttavia, le trattative sono complesse e diventano un campo di battaglia per le diverse ideologie politiche, rendendo la questione di difficile risoluzione.
La contestazione di Lidia Thorpe ha messo a nudo non solo le tensioni storiche, ma anche la necessità di un dialogo significativo tra il governo e le popolazioni indigeni. Eventi come questo possono fungere da potente reminder delle ingiustizie passate e dell’urgenza di costruire una società più giusta e inclusiva, dove la voce degli aborigeni venga non solo ascoltata, ma anche rispettata e integrata nelle decisioni politiche e sociali.