In un contesto di crescente violenza legata al calcio, la recente notizia di combattimenti tra tifosi organizzati rimarca un problema allarmante che affligge le coppe europee. Non si tratta solo di quel che avviene sui campi da gioco, ma anche di risse pianificate, simili a quanto descritto nel film “Fight Club”, che si svolgono in luoghi isolati lontani da occhi indiscreti. L’episodio del confronto tra i tifosi del Manchester United e quelli del Twente ha sollevato preoccupazioni non solo per la sicurezza pubblica, ma anche per l’immagine dello sport in generale.
La danza della violenza: un incontro clandestino tra tifoserie
Confronti tra tifosi di squadre rivali avvengono in modo segreto e organizzato, nelle cosiddette “foreste delle risse”. Questi eventi, sorretti da un codice non scritto, spesso si svolgono in contesti isolati per eludere le forze dell’ordine. I recenti scontri tra Manchester United e Twente ne sono un chiaro esempio. I tifosi del Manchester United hanno rivendicato una vittoria in una battaglia che avrebbe visto un inaspettato numero di partecipanti: 80 uomini in totale, divisi equamente in due fazioni. Le risse, seppur apparentemente regolate, mostrano un lato oscuro del tifo che ha poco a che vedere con il calcio.
La notizia delle violenze ha creato sconcerto anche tra i membri delle stesse tifoserie, chi sperava in incontri più sportivi e chi, invece, si è subito riconosciuto nell’istinto animalesco di altri. La polizia britannica, già in allerta per questi fenomeni, ha avviato operazioni di monitoraggio e deterrenza, cercando di prevenire ulteriori scontri. Eventi così brutali, lontano dalle luci dei riflettori, segnalano un’evidente necessità di affrontare la problematica del tifo violento.
Un arresto collettivo: le forze dell’ordine intervengono
Dopo la violenta rissa di Salford nel mese di settembre, la polizia è intervenuta con un’operazione che ha portato all’arresto di dieci tifosi, definiti “ad alto rischio” per il loro coinvolgimento in atti di violenza. Agenti specializzati hanno setacciato le immagini delle telecamere di sorveglianza per identificare i partecipanti agli scontri. La gravità della situazione è acuita dall’età degli arrestati, compresa tra i 20 e i 64 anni, una fascia che ribadisce come la violenza nel calcio possa coinvolgere individui di ogni età .
Le tensioni tra le due tifoserie hanno raggiunto il culmine nel giorno della partita di Europa League che si è svolta il 26 settembre, dove le due squadre sono uscite dal campo con un pareggio di 1-1. La necessità di una risposta ferma da parte delle autorità è ora evidente, così come la richiesta di maggiori misure di sicurezza per prevenire ulteriori incidenti che rovinano il clima sportivo.
Le “regole” del combattimento: un rituale disturbante
Paradossalmente, questi combattimenti organizzati tra tifosi seguono comunque regole ben precise: si combatte a mani nude, senza l’uso di armi o oggetti contundenti. I membri di ciascuna tifoseria designano i loro “migliori picchiatori”, creando un’illusione di competizione leale. Pertanto, sebbene queste risse possano apparire come eventi “codificati”, rappresentano una vera e propria follia. L’idea di stabilire regole per scontri fisici è un’assurdità che mette in pericolo non solo i partecipanti, ma anche potenziali passanti e innocenti.
Il “combattimento leale” tra il Manchester United e il Twente ha dimostrato come, anche in un contesto di sportività blasonata, vi sia un margine per il violento. Gli ultras, motivati da rivalse e spirito di gruppo, sembrano percorrere un sentiero verso l’auto-distruzione, confondendo l’amore per la propria squadra con atteggiamenti violenti che nulla hanno a che fare con il calcio genuino.
Questa situazione getta luce su un problema sistemico che necessita di attenzione, sia dagli organismi sportivi che dalle istituzioni locali. La cultura dell’aggregazione e del sostegno alla propria squadra non ha nulla a che fare con la violenza, eppure in queste risse organizzate si cela una delle forme più inquietanti del tifo calcistico. Se l’intento è quello di combattere per il proprio onore, ciò che rimane è solo una macchia nel mondo dello sport.