Il recente Consiglio europeo di ottobre ha rappresentato un momento cruciale per rivedere la direzione della politica migratoria nell’Unione Europea. Con la Commissione von der Leyen in fase di transizione e le elezioni presidenziali statunitensi alle porte, i leader europei si sono riuniti per affrontare tematiche cruciali come la guerra in Ucraina e la migrazione. Sebbene l’Eurosummit sia stato depennato dall’agenda, i leader hanno trovato un consenso su temi difficili, a testimonianza di un cambiamento significativo nel consensus politico in materia di migrazione, che si sposta verso posizioni più conservatrici.
Una delle questioni più discusse durante il vertice europeo è stata la gestione dei rimpatri per coloro che non hanno il diritto di rimanere nell’Unione Europea. Questa problematica si è dimostrata particolarmente divisiva sin dalla crisi migratoria del 2015, ma ora sembra aver acquisito un nuovo impulso in un contesto politicizzato a seguito dell’avanzamento delle destre nazionaliste in vari Paesi. L’Olanda, in particolare, ha proposto misure radicali, compresa l’idea di deportare potenziali richiedenti asilo in Uganda. Questa iniziativa rappresenta un cambiamento significativo rispetto a una politica che, fino a pochi anni fa, veniva considerata troppo delicata per essere affrontata. Inoltre, l’adozione di un approccio più rigido da parte di vari Stati membri sta creando un equilibrio politico che potrebbe non tornare indietro facilmente.
Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, ha ribadito l’importanza di avere una strategia di rimpatri ben strutturata, affermando che senza di essa, non è possibile realizzare una politica migratoria efficace. Le forze politiche più radicali potrebbero approfittare di qualsiasi vuoto politico in questo settore per ottenere consensi, rendendo quindi urgente per il centrodestro trovare una strategia coerente e sostenibile.
Il vertice, che ha visto anche incontri preliminari tra undici Paesi membri, ha sottolineato la necessità di “soluzioni innovative” per affrontare i problemi legati ai rimpatri. L’idea di creare degli hub per richiedenti asilo in Uganda, proposta dall’Olanda, riflette un approccio a lungo termine per gestire le domande di asilo respinte, in attesa di un eventuale rimpatrio. La proposta ha suscitato interesse, anche se problemi pratici e morali rimangono innegabili. Il premier olandese ha descritto questo piano come “serio”, e si sono avute rassicurazioni da Kampala su una potenziale collaborazione.
È interessante notare che, sebbene l’Olanda abbia un governo di destra, anche Paesi come la Danimarca stanno adottando stili di leadership sempre più severi sulla questione migratoria. La prima ministra danese ha dichiarato che le recenti discussioni tra i Paesi membri rappresentano un passo avanti significativo rispetto al passato, sottolineando che la questione della migrazione non può più essere ignorata.
Durante i colloqui si è fatto riferimento all’accordo fra Italia e Albania in materia di gestione migratoria. Questo accordo, appoggiato dal Partito Popolare Europeo , mira a creare strategie di freno per le migrazioni illegali. Tuttavia, il premier belga ha espresso scetticismo, sottolineando che tali misure possono rivelarsi costose e non sempre efficaci. Analogamente, il canceller tedesco ha messo in guardia contro l’idea di utilizzare hub esterni per i rimpatri, definendo tali soluzioni inattuabili per un Paese di grandi dimensioni come la Germania.
Un argomento controverso che è emerso durante il summit è la richiesta dei Paesi nordici di riaccogliere i ‘Dublinanti’ dall’Italia e dalla Grecia, una tematica evidentemente sensibile che non ha trovato spazio nelle conclusioni del Consiglio. Tuttavia, i leader hanno convenuto sull’importanza di una cooperazione rafforzata con i Paesi di origine e di transito, con un focus su accordi che siano reciprocamente vantaggiosi.
La questione dei confini esterni dell’Unione Europea è emersa come una delle priorità principali. I leader hanno convenuto sull’urgente necessità di garantire un controllo efficace delle frontiere, adottando misure preventive contro l’immigrazione irregolare. Il presidente lituano ha evidenziato le problematiche specifiche del suo Paese, che affronta attualmente un flusso di migranti provenienti dalla Bielorussia. La Lituania ha sollecitato modifiche al quadro giuridico dell’Unione per meglio affrontare queste situazioni di crisi.
Anche se le discussioni hanno portato a varie raccomandazioni, i leader concordano che ci vorrà tempo per implementare soluzioni a lungo termine per affrontare le sfide migratorie. L’impegno di lavorare in modo “determinato” a tutti i livelli è un messaggio chiaro che il Consiglio europeo non ignorerà la questione, mentre si prepara ad affrontare ulteriori sfide nei prossimi incontri.
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