Milano, una delle città più dinamiche e affascinanti d’Europa, è anche il palcoscenico di storie di vita quotidiana che si intrecciano con la storia stessa della metropoli. Tra i protagonisti di queste narrazioni c’è Saverio Rizzitello, un tranviere che ha dedicato 37 anni della sua vita alla guida dei tram milanesi. Attraverso il suo racconto emerge non solo il cambiamento della città, ma anche una riflessione sul valore umano e sociale di un mestiere che continua a offrire uno spaccato di vita ai milanesi.
Il mestiere di tranviere: tra passione e responsabilità
Saverio Rizzitello è un simbolo del tram milanese, avendo iniziato la sua carriera nel 1986, un periodo in cui Milano si stava trasformando. Il suo percorso lavorativo è stato contrassegnato da una dedizione che va oltre il semplice guadagno economico. “Questo lavoro mi ha permesso di crescere una famiglia”, afferma con orgoglio. La flessibilità dei turni lo ha portato, per ben quindici anni, a ricoprire anche il ruolo di dirigente calcistico per la squadra del quartiere, l’Afforese, dove suo figlio ha avuto modo di giocare.
Saverio ha visto la sua Milano cambiare attraverso i finestrini del tram, un mezzo che per lui rappresenta più di un semplice lavoro. Con il passare degli anni, i tram sono diventati la sua seconda “casa”. Ricorda ancora la sensazione di guidare i mitici Tram Carrelli, simbolo della città dal 1928, conservando un fascino senza tempo e una grande importanza culturale. Oggi, Saverio è un custode di storie e aneddoti, elementi che rendono questo mestiere un patrimonio da condividere e preservare.
Un legame con la città e la tradizione familiare
La storia della famiglia Rizzitello è un esempio di come il lavoro possa intrecciarsi con le altre generazioni. Il padre di Saverio ha avviato la sua carriera lavorativa in fonderia grazie a un’opportunità creata da una suora. Dopo aver vinto un concorso per lavorare all’ATM, ha svolto vari ruoli, culminando nel posto di capo guardia al deposito Messina, lo stesso riservato a Saverio. Questo passaggio di testimone familiare ha radicato ancora di più Saverio nella sua città, trasformando il suo lavoro in parte di una tradizione che continua a vivere attraverso le nuove generazioni.
La Milano di oggi è molto diversa da quella che Saverio ha conosciuto. I volti delle persone sono cambiati, così come la frenesia degli incontri quotidiani. “Era una Milano più lenta, più a misura d’uomo”, dice, ricordando i tempi in cui i dialoghi tra passeggeri erano comuni e spontanei. Tuttavia, il suo amore per la città e il suo lavoro continua a brillare, rendendo il tranviere non solo un professionista, ma un testimone delle tradizioni locali.
Cambiamenti e sfide del mestiere
Mentre i ricordi dolci del passato animano la sua narrazione, Saverio è costretto a riconoscere anche le sfide del presente. Con l’aumento della densità del traffico, l’ambiente di lavoro è diventato significativamente più pericoloso. “Oggi i guidatori di tram si confrontano con biciclette e monopattini che si muovono in modo imprevedibile tra i marciapiedi”, spiega Saverio. L’attenzione è fondamentale, poiché la distrazione dei pedoni, spesso immersi nei loro cellulari, può portare a situazioni di rischio.
Nonostante questi cambiamenti, Saverio si mostra fermo nella sua missione: “Noi guidavamo 30 anni fa e guidiamo ancora oggi.” La professione di tranviere, con i suoi legami storici e sociali, si mantiene viva e attuale. Sebbene la tecnologia e il modo di fare conversazione siano cambiati, il valore umano di questa professione continua a resistere. Rizzitello esprime la sua convinzione che sia necessario mantenere questo lavoro “bello e allegro”, ricordando che il tram non è solo un mezzo di trasporto, ma un luogo di incontro, conversazione e relazioni. La città ha bisogno di professionisti come lui, custodi della memoria e dei legami sociali che rendono Milano una comunità così speciale.
Un aneddoto della comicità italiana, come uno dei famosi sketch del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, riporta a galla i sorrisi tra i passeggeri: “Non è detto che non possiamo ancora ridere insieme in tram”, conclude Saverio, mantenendo viva quella scintilla di ottimismo e umanità nel suo lavoro.