È stato eseguito il sequestro del “tesoretto” in bitcoin del valore di 1,8 milioni di euro, appartenente al noto narcotrafficante internazionale Raffaele Imperiale. L’operazione è stata condotta dalle autorità italiane, in seguito alla consegna del denaro da parte del contabile Corrado Genovese e all’intervento del gip di Napoli.
L’intera operazione è stata realizzata attraverso una piattaforma internazionale di scambio di cripto-valuta, grazie al lavoro di una squadra di specialisti del GICO di Napoli e dello SCICO della Guardia di Finanza. A supporto delle indagini, sono stati coinvolti anche un consulente nominato dal Tribunale e un istituto bancario italiano.
Durante una recente intervista televisiva, il procuratore di Napoli Nicola Gratteri ha fatto riferimento a questa operazione finanziaria, sottolineando l’importanza del lavoro svolto dalle autorità italiane nel contrasto al narcotraffico internazionale.
Il contabile e stretto collaboratore di Raffaele Imperiale era latitante dal novembre 2022. Tuttavia, è stato arrestato lo scorso marzo dal Gico del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli, insieme allo Scico e alla Squadra Mobile di Napoli, al suo arrivo a Fiumicino dagli Emirati Arabi Uniti.
Durante l’arresto, il contabile ha consegnato i codici criptati che hanno permesso di accedere a 2 milioni di USDt, una moneta virtuale emessa dalla società Tether Ltd che replica il valore del dollaro USA.
Dopo complesse operazioni che si sono protratte per diversi mesi, il denaro sequestrato è stato trasferito nelle casse dello Stato il 16 novembre scorso. La somma, corrispondente a 1,8 milioni di euro, è confluita nel Fondo Unico Giustizia (FUG).
Gran parte di questo denaro era costituito da un residuo di cassa dell’organizzazione di narcotrafficanti guidata da Imperiale, pari a circa 1,7 milioni di USDt. Il resto rappresentava il compenso spettante a Genovese, il quale si occupava dei pagamenti per conto del narcotrafficante, della gestione dei conti correnti e degli investimenti derivanti dal traffico di droga.
In conclusione, l’operazione di sequestro del “tesoretto” in bitcoin rappresenta un importante successo delle autorità italiane nella lotta al narcotraffico internazionale.
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