Chi è Marco Manzo? Prima di addentrarci nell’affascinante quanto mistico mondo del Tatuaggio Ornamentale e mandala e dei ricami su pelle che da ormai diversi anni appassionano soprattutto le estimatrici del tattoo femminile, vi raccontiamo chi è l’artista, tatuatore, scultore e piercer Marco Manzo. Marco Manzo, artista di fama internazionale lavora a Roma nel suo Tribal Tattoo Studio in Via Cassia a Roma Nord.
E’ il tatuatore più premiato in questo stile, ed ha al suo attivo oltre 75 premi nazionali e internazionali nelle principali “convention” del settore.
I suoi lavori sono performances artistiche perché sono, da tempo, considerate vere opere d’arte.
Prova ne sia il fatto che le sue “modelle” sono entrate in importanti Musei d’Arte Contemporanea, tra cui il Maxxi di Roma e la Gagosian Gallery di New York. Tatuatore amato dai vip , ha tatuato tra gli altri Asia Argento e Max Gazzè.
E’ docente di igiene e teoria e tecnica di tatuaggio nei corsi professionali, sin dalla loro istituzione.
Lo si può trovare nel suo Tribal Tattoo Studio, da lui fondato nel 1992, frequentatissimo studio della Capitale, da sempre garanzia estrema d’igiene, sicurezza e qualità nell’esecuzione di tutti gli stili del tatuaggio, anche variegati, dal tribale al dotwork, dal realismo al figurativo, sino al cartoon.
Lo stile Ornamentale, tatuaggio ornamentale, di cosa parliamo?
Il tatuaggio ornamentale si è contraddistinto negli ultimi anni grazie anche e soprattutto all’intenso lavoro di ricerca e sperimentazione condotto dall’artista Marco Manzo che attraverso le sue Mostre, le sue opere e il ricorso agli stilemi e al mondo dell’arte ha saputo trasporre su pelle uno degli stili maggiormente apprezzati dal pubblico femminile.
Lo stile ornamentale si rifa’ in particolar modo al mondo dei merletti, dei ricami su tela, del pizzo veneziano , degli chandeliers di epoca Vittoriana e delle trasparenze che conferiscono al corpo una sinuosità seducente e delicata al tempo stesso. Un trionfo di eleganza e raffinatezza nel mondo del tatuaggio e dell’arte in generale, riconosciuto anche dalle Istituzioni .
Alcuni importanti Critici e Storici dell’Arte, hanno infatti sottolineato che il riconoscimento del tatuaggio come nuova autorevole espressione d’arte contemporanea si debba a Manzo, grazie alle sue importanti Mostre, alle acquisizioni delle sue opere nelle collezioni di più Musei, sino alla realizzazione di opere pubbliche, cambiando cosi per sempre la storia del tatuaggio e segnando una nuova tappa nella storia dell’arte.
Lo stile ornamentale, ha anche sancito l’ingresso del tatuaggio in Alta Moda, con l’evento Tattoo d’Haute Couture celebratosi al Maxxi di Roma.
Manzo è anche autore del primo MANIFESTO del tatuaggio come forma d’arte, presentato alla Biennale di Venezia, al Macro di Roma ed al Senato della Repubblica, di cui pubblichiamo un estratto:
Dal MANIFESTO: “tatuaggio ornamental”ORNA-MENTALE
“Lo stile Ornamentale, di cui Marco Manzo viene riconosciuto come precursore ha come scopo principale quello di ridisegnare il corpo, soprattutto quello femminile, slanciandone le forme ed accentuandone i punti di forza; un corpo che diviene scultura in movimento. La progettazione di questi pezzi unici, studiati ed elaborati per ogni singola persona in maniera originale, ha come punto di partenza il corpo e non il disegno. Grazie allo studio dell’anatomia individuale il tatuaggio non diviene quindi la partenza cui il corpo deve adattarsi, ma conseguenza del corpo stesso. Proprio da questo nasce il disegno”.
“.. il tutto ha una derivazione dallo studio e quindi dalla conoscenza ed interiorizzazione dei tessuti e dei merletti, come il pizzo veneziano , il macramè, il dentelle ed il ricamo , dei dipinti parietali egizi, delle incisioni rupestri, delle architetture veneziane, di quelle barocche di Noto, delle geometrie sacre dei mandala indiani e di quelle ipnotiche, ed ancora dei sofisticati pendenti dei lampadari, ai quali si ispiravano i gioielli dell’Epoca Vittoriana, dei Mehndi ben auguranti dell’Africa mediterranea e dell’India e delle lavorazioni dot work. Non con intenzioni imitative, ma proprio perché senza aver fatto propria la tradizione, diviene impossibile l’innovazione, l’evoluzione e addirittura la contrapposizione.
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