Tari, non devi pagarla mai in questo caso: se lo stai facendo stai perdendo solo soldi

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Tari, la tassa dei risfiuti domestici - Depositphotos - Tendenzediviaggio.it

Conosci bene i casi in cui sei tenuto a pagare la tassa e in quali no? Ecco tutto ciò che devi sapere sulla Tari.

Da tempo si sta cercando di comprendere come bisogna comportarsi nelle diverse situazioni nei confronti del pagamento dell’IMU e della Tari, le tasse sui rifiuti domestici. Negli ultimi tempi, è stato sollevato un problema alquanto comune.

Molto spesso i proprietari degli immobili occupati abusivamente sono costretti a pagare queste tasse, in quanto la casa è abitata, ma non con un contratto regolare. E’ davvero irragionevole una situazione del genere, ed è contraria al principio della capacità contributiva.

In questo caso la proprietà di tale immobile non è indice rivelatore di ricchezza per il proprietario, privato della sua proprietà. E’ quanto dichiarato dalla Corte Costituzionale, con la sentenza n. 60 del 18 aprile 2024. Questa è a tutti gli effetti un’illegittimità costituzionale dell’art. 9, comma 1, del d.lgs. 14 marzo 2011, n. 23.

Infatti è previsto che, una volta presentata la denuncia all’autorità giudiziaria per il reato di occupazione abusiva, gli immobili non utilizzabili né disponibili per il proprietario non sono soggetti al pagamento dell’imposta municipale.

Come essere esenti dal pagamento

Per non pagare la Tari di un immobile occupato abusivamente, sarà necessario dimostrare che la proprietà in questione non è oggettivamente usufruibile e quindi non è idonea alla produzione di rifiuti domestici. Tale idoneità deve essere “riscontrabile in base ad elementi obiettivi direttamente rilevabili o da idonea documentazione” (cfr. Corte di Cassazione, ordinanza n. 1711/2017).

Per esempio, molti immobili di diversa natura non sono idonei alla produzione di spazzatura, come i fabbricati inagibili o in ristrutturazione, i locali stabilmente riservati ad impianti tecnologici dove non ci sia presenza di persone, le aree di impianti sportivi (all’aperto o chiuse), edifici di culto e le aule di catechismo. Sono esenti anche le aree comuni condominiali (scale, androni, ascensori).

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Quando non si paga la Tari – Depositphotos – Tendenzediviaggio.it

Quando la Tari si riduce

La Corte Costituzionale ha anche stabilito alcuni casi in cui i Comuni devono impegnarsi a ridurre la Tari. L’art. 1, co. 649, secondo periodo, L. 147/2013, prevede la riduzione della quota variabile in proporzione alla quantità di rifiuti speciali assimilati agli urbani che il produttore dimostra di aver avviato al riciclo, mentre l’art. 1, co. 656, L. 147/ 2013 stabilisce la riduzione della tassa per mancato svolgimento o interruzione del servizio di gestione dei rifiuti. L’art. 1, co. 657, L. 147/2013 infine prevede la riduzione nelle aree in cui non è effettuata la raccolta (Tari al 40%).

Ovviamente è a discrezione di ogni singolo Comune favorire l’agevolazione sulla tassa. Inoltre è importante sapere che, come i Bonus per luce, acqua e gas, è prevista una riduzione della Tari per le famiglie in difficoltà economica (stabilito dall’art. 57bis D.L. 124/2019).