Stop al supporto vitale di Indi Gregory: famiglia fa ricorso contro la decisione del giudice

Il giudice Robert Peel ha stabilito che il supporto vitale di Indi Gregory, una bambina affetta da una rara malattia del Dna mitocondriale, sarà rimosso a partire da domani, 9 novembre. La famiglia, sostenuta dal Christian Legal Centre, ha annunciato che presenterà ricorso contro questa decisione. Il giudice ha anche stabilito che la rimozione del supporto vitale avverrà presso il Queen’s Medical Center di Nottingham o in un hospice, e non a casa come desiderato dai genitori.

Il padre di Indi afferma che i medici hanno minacciato di rimuovere il supporto vitale senza di loro

Il padre di Indi, Dean Gregory, ha riferito che i vertici del servizio sanitario nazionale hanno minacciato di rimuovere il supporto vitale senza la presenza dei familiari. Dean non era presente in ospedale al momento della minaccia e ha dichiarato al giudice di sentirsi come se stesse per avere un infarto quando è stato informato.

Il console italiano ha emesso un provvedimento d’urgenza per Indi

Il console italiano a Manchester, Matteo Corradini, in qualità di giudice tutelare, ha emesso un provvedimento d’urgenza dichiarando la competenza del giudice italiano e autorizzando il trasferimento di Indi all’ospedale Bambino Gesù di Roma. Il console ha anche nominato un curatore speciale per gestire le procedure. Questo provvedimento è stato comunicato all’ospedale di Nottingham al fine di favorire la collaborazione tra le autorità sanitarie dei due paesi e prevenire un conflitto di giurisdizione.

Il padre di Indi considera l’Italia come l’ultima speranza

Dean Gregory ha dichiarato che l’Italia è l’ultima speranza per sua figlia Indi. Ha espresso la sua preoccupazione riguardo alla possibilità che le venga staccata la spina e ha affermato che l’Italia è l’unico paese in grado di offrire le cure necessarie per la sua malattia. La famiglia ha chiesto di poter portare Indi a casa e di avere un protocollo di cure palliative che non acceleri la sua morte, ma le autorità sanitarie britanniche sembrano negare questa possibilità.

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