Secondo i dati dell’Osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano, in collaborazione con Urbnx, il numero di lavoratori italiani che usufruiscono dello smart working è in costante aumento. Attualmente, sono 3,585 milioni di persone, un aumento del 541% rispetto al periodo pre-Covid. Le grandi imprese hanno dichiarato di voler mantenere questa modalità di lavoro anche in futuro, ad eccezione del 6% che è ancora incerto. Si prevede che entro il 2024 gli smart worker in Italia raggiungeranno i 3,65 milioni.
La fuga dalla città
La possibilità di lavorare da remoto ha spinto molti lavoratori a cambiare residenza, preferendo trasferirsi in zone più tranquille al di fuori delle città. Secondo una ricerca, circa 1 lavoratore su 7 ha scelto di spostarsi per cercare un migliore equilibrio tra vita e lavoro. Tuttavia, si è constatato che solo i “veri” smart worker, ovvero coloro che lavorano da remoto con flessibilità di orari e obiettivi, presentano livelli di benessere e coinvolgimento più elevati rispetto ai lavoratori tradizionali in presenza.
Il rischio del tecnostress
Tuttavia, i “veri” smart worker sono più suscettibili a forme di tecnostress e overworking. In questo contesto, servizi come Urbnx possono fare la differenza, offrendo ai lavoratori la possibilità di scegliere se lavorare da casa o prenotare una location per alcune ore o l’intera giornata. Questo permette loro di sfruttare spazi più adatti alle loro esigenze, come ville storiche o hotel di design, in modo da trovare tranquillità, ispirazione o opportunità di networking a seconda delle necessità lavorative. In questo modo, possono differenziare il tempo dedicato al lavoro da quello trascorso a casa.