Nelle ultime settimane, il Libano è diventato nuovamente un palcoscenico di tensione geopolitica, segnato da operazioni militari israeliane che rispecchiano un contesto storico di divisioni politiche e confessionali. Intrappolato tra le ambizioni di Stati Uniti e Iran, il Paese dei Cedri sta affrontando una grave crisi finanziaria e un governo ad interim da due anni. Le recenti dichiarazioni su un’imminente conclusione delle operazioni israeliane nel territorio libanese hanno riacceso l’attenzione su come queste dinamiche possano influenzare il panorama politico locale.
L’obiettivo israele: debilitare Hezbollah
Le operazioni israeliane in Libano mirano principalmente a colpire Hezbollah, considerato un alleato cruciale dell’Iran nella regione. Secondo quanto riportato dall’agenzia israeliana Tps, con il conflitto attuale, Israele sta cercando di limitare l’influenza di questo gruppo, storicamente legato a Teheran. Washington, da parte sua, sta tentando di affinare una strategia per ridurre il dominio di Hezbollah, il quale ricopre un ruolo significativo sia come forza militare che come attore politico in Libano.
L’amministrazione Biden, come segnalato recentemente dal Wall Street Journal, vede questa offensiva israeliana come un’opportunità per innescare un cambiamento nel panorama politico libanese, portando eventualmente all’elezione di un nuovo presidente della Repubblica. Il contesto storico, in cui l’Iran ha storicamente esercitato la sua influenza in Libano, rende questi sviluppi ancora più critici e meritevoli di attenzione.
Le mosse degli Stati Uniti
In un Libano che aspetta da lungo tempo nuove elezioni presidenziali, il ruolo degli Stati Uniti è diventato ancora più centrale. Dalla fine del mandato di Michel Aoun nel 2022, il paese vive un paradosso politico di stallo, aggravato dall’assenza di un leader forte in grado di navigare tra le diverse fazioni. Le recenti discussioni fra funzionari americani e leader libanesi, tra cui il premier Najib Miqati e il presidente del Parlamento Nabih Berri, hanno focalizzato l’attenzione sull’urgenza di risolvere il complesso panorama politico.
Gli Stati Uniti, in coordinamento con i loro alleati arabi, stanno esaminando la possibilità di supportare una nuova leadership che potrebbe escludere Hezbollah, un’affermazione resa evidente dai dialoghi recenti che il segretario di stato, Anthony Blinken, ha avuto con i leader di Qatar, Egitto e Arabia Saudita. Le posizioni espresse durante queste conversazioni indicano una convergenza di opinioni su come dare vita a un nuovo ordine politico nel paese, malgrado alcune reazioni scettiche.
Le iniziative dell’Iran
Mentre gli Stati Uniti accentuano la loro pressione su Hezbollah, l’Iran non rimane in silenzio e ha intensificato le sue attività diplomatiche. Visite recenti di alti funzionari iraniani a Beirut, tra cui il ministro degli Esteri Abbas Araghchi e il presidente del Parlamento Mohammad Bagher Ghalibaf, segnalano la ferma intenzione di Teheran di mantenere la sua influenza in Libano. Ghalibaf ha visitato Dahiyeh, una storica roccaforte di Hezbollah, dimostrando la continuità dell’impegno iraniano nonostante la crescente vulnerabilità del gruppo alla luce delle ripetute offensive israeliane.
Negli Stati Uniti si ipotizza che il capo di Stato Maggiore delle Forze Armate libanesi, generale Joseph Aoun, possa emergere come una figura centrale nella transizione politica che potrebbe avvenire nel paese. Tuttavia, in un contesto di crescente polarizzazione, è evidente che il sistema politico libanese è tutt’altro che immune da tensioni interne, con i leader rivali che cercano di trovare un terreno comune contro Hezbollah.
Un groviglio di tensioni e prospettive future
La situazione in Libano è caratterizzata da un delicato equilibrio tra forze locali e interessi internazionali, spesso in conflitto tra loro. Anche se solo poche settimane fa le potenze occidentali come Stati Uniti e Francia richiedevano un cessate il fuoco immediato, l’omicidio del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha complicato ulteriormente il quadro. Mentre la risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che ha cercato di stabilire una tregua duratura, è rimasta in gran parte inattuata, le forze dell’UNIFIL si sono ritrovate nel mirino delle operazioni israeliane, evidenziando l’incertezza di un vero approccio pacifico nel contesto regionale.
Le prossime settimane saranno fondamentali per osservare come queste dinamiche influenzeranno non solo la politica interna libanese, ma anche le relazioni internazionali, con le grandi potenze che continuano a manovrare per ottenere posizioni di vantaggio nella regione.