Il settore dell’apicoltura in Italia sta affrontando momenti di grande difficoltà a causa di costi di produzione sempre più elevati e di una crescente concorrenza da parte di mieli esteri di bassa qualità. Inoltre, l’apicoltura nazionale è fortemente influenzata dalle variazioni climatiche, che mettono a rischio la produzione. I dati del Rapporto Crea “Api e Miele: opportunità, potenzialità e minacce per una filiera essenziale” offrono uno spaccato dettagliato della situazione attuale e delle prospettive future per più di 72mila apicoltori operanti nel Paese.
L’industria apistica italiana si trova ad affrontare tre sfide principali: un aumento dei costi di produzione, l’aggressiva concorrenza dei mieli importati e l’impatto dei cambiamenti climatici. La crescente domanda e nel contempo la limitata disponibilità di prodotto nazionale hanno portato a una situazione di importazioni che raggiungono le 26.500 tonnellate, pari a un valore di oltre 100 milioni di euro. Nonostante una produzione record di 23mila tonnellate nel 2022, quasi il doppio rispetto al 2021, la quantità resta insufficiente affianco a una crescente richiesta di mercato.
Inoltre, le condizioni climatiche avverse stanno aggravando la situazione. Le fluttuazioni meteorologiche influenzano il ciclo di vita delle api, rendendo la produzione di miele sempre più imprevedibile. Questa incertezza non solo condiziona i ricavi degli apicoltori, ma mette a rischio anche la salute degli alveari, creando scenari potenzialmente negativi per l’intero settore.
Un aspetto interessante evidenziato nel rapporto è la distribuzione geografica delle aziende apistiche in Italia. Oltre la metà delle aziende apistiche si concentra nelle regioni del Centro-Nord, dove la superficie agricola utilizzata per l’apicoltura è mediamente maggiore rispetto a quella del Sud. In merito al numero di aziende, quelle meridionali, sebbene meno numerose, tendono ad avere dimensioni più grandi, spesso superando il metro ettaro di superficie dedicata.
Le aziende agricole apistiche italiane, nel 74% dei casi, adottano un orientamento produttivo misto, combinando attività di allevamento di api e coltivazione. Ciò suggerisce una volontà di diversificare le fonti di reddito, attingendo anche da produzioni agricole diverse per sostenere l’attività principale legata al miele.
Il settore apistico italiano non è trascurato dalle istituzioni, che negli ultimi anni hanno incrementato gli investimenti a supporto della filiera. Per il periodo della programmazione 2023-2027, sono stati destinati oltre 83,8 milioni di euro, di cui il 30% proviene dalla Politica Agricola Comune e il restante 70% è cofinanziato con risorse nazionali. Questo sostegno economico è fondamentale per garantire la sostenibilità del settore e per incoraggiare l’innovazione nelle pratiche apistiche.
Il patrimonio apistico italiano vanta una varietà straordinaria di mieli, comprendente 30 diverse varietà di mieli uniflorali e numerosi mieli millefiori, i quali sono fortemente connotati dal territorio. La capacità di produrre mieli di alta qualità e dalle caratteristiche uniche è senza dubbio un punto di forza da valorizzare, al fine di posizionare il prodotto italiano sul mercato internazionale.
La risposta dell’industria apistica alle sfide attuali sarà cruciale per il futuro del settore, nel quale è fondamentale trovare un equilibrio tra sostenibilità economica e ambientale, per garantire la salute delle api e la qualità dei mieli prodotti. Nel contesto delle sfide economiche e climatiche, il potenziale per la crescita e l’innovazione rimane significativo.