Sentenza Corte di cassazione sul salario minimo: Cosa ha stabilito il verdetto dei giudici

La Corte di Cassazione ha emesso una sentenza storica in merito al salario minimo, suscitando le critiche dell’opposizione al governo di Giorgia Meloni. La sentenza ribalta una decisione precedente della Corte d’Appello, che aveva dato ragione a un dipendente di una cooperativa vigilante in un supermercato, ma aveva dato primato alla contrattazione collettiva. La Corte di Cassazione, invece, stabilisce che il salario deve essere sufficiente ad assicurare una vita dignitosa e che la contrattazione collettiva non può ridurre il giusto livello di salario. Questa è la prima volta che la questione del salario minimo arriva in Cassazione, e la sentenza introduce il concetto di “lavoro povero” nel dibattito giurisprudenziale. La Corte di Cassazione afferma che per stabilire un salario adeguato non è sufficiente la contrattazione collettiva, ma si possono considerare anche indicatori economici e statistici, nonché la direttiva dell’UE 2022/2041 che prevede un salario che consenta di partecipare ad attività culturali, educative e sociali. Il governo non può ignorare questa sentenza. Anche la segretaria del PD, Elly Schlein, accoglie positivamente la sentenza e ribadisce la necessità di un salario minimo secondo i principi costituzionali. Il leader di Azione, Carlo Calenda, commenta che la sentenza conferma quanto tempo fa denunciano sul lavoro povero e invita la politica a riconoscere il diritto a uno stipendio dignitoso garantito dalla Costituzione.

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