Il Tipperary è un cocktail che affonda le sue radici nella tradizione irlandese, ma la sua storia è avvolta da un certo mistero. Considerato da molti come il secondo cocktail più famoso dell’Irlanda, subito dopo l’iconico Irish Coffee, le sue origini non sono del tutto chiare. Il nome del drink si ispira a una cittadina nel sud-ovest dell’Irlanda, nota per aver dato vita alla celebre canzone “It’s a Long Way to Tipperary”, un inno per i soldati britannici durante la Prima Guerra Mondiale. La prima menzione documentata del Tipperary risale al 1916, quando il bartender Hugo Ensslin lo inserì nel suo libro “Recipes for Mixed Drinks”, un testo fondamentale pubblicato poco prima dell’era del Proibizionismo.
Le origini del tipperary
Nel corso degli anni, il Tipperary ha subito numerose reinterpretazioni. Nel 1922, Harry MacElhone e Robert Vermeire lo rielaborarono, aggiungendo ingredienti come gin, succo d’arancia, granatina e menta fresca. La versione originale venne poi distinta nel 1930 da Harry Craddock nel suo “Savoy Cocktail Book”, dove presentò il Tipperary No.1 e il No.2, quest’ultimo caratterizzato da una nota più aromatica. Nel 1931, Albert Stevens Crockett introdusse una variante più leggera, utilizzando Sloe Gin, vermouth dry e limone fresco. Durante gli anni ’30 e ’60, il cocktail continuò a evolversi, trovando spazio in testi di esperti italiani come Pietro Grandi e Luigi Veronelli.
La ricetta ufficiale e la codifica iba
Nel 2020, l’International Bartenders Association (IBA) ha deciso di riportare ordine nel mondo della mixology, codificando ufficialmente la versione originale del Tipperary del 1916. La ricetta ufficiale dell’IBA è la seguente:
- 50 ml Irish Whiskey
- 25 ml Vermouth rosso
- 15 ml Chartreuse verde
- 2 gocce di Angostura Bitters
Per prepararlo, gli ingredienti devono essere versati in un mixing glass con ghiaccio cristallino, mescolati per 20-30 secondi e poi filtrati in una coppetta ben fredda. La guarnizione finale è un zest d’arancia, che conferisce un tocco aromatico al cocktail.
Consigli per la preparazione e rielaborazioni creative
Per ottenere un Tipperary perfetto, è fondamentale servirlo fresco, evitando temperature eccessivamente basse che potrebbero mascherare le complesse note erbacee della Chartreuse. La freschezza è essenziale per apprezzare l’equilibrio aromatico di questo drink. Inoltre, il bilanciamento degli ingredienti è cruciale, poiché la Chartreuse verde è un liquore potente (55°) e dominante; anche un piccolo errore nelle misurazioni può compromettere il risultato finale. È altamente consigliato utilizzare un jigger per le dosi.
Per chi ama sperimentare, l’IBA propone varianti moderne del Tipperary che rispettano lo spirito originale ma lo rinnovano. Tra le idee più interessanti, c’è l’uso di Cognac al posto del whiskey per un profilo più elegante, oppure l’aggiunta di Fernet Branca o Cynar per un finale più deciso. Altre alternative includono l’uso di liquori come Alpicella, Certosa e Mastiha in sostituzione della Chartreuse, o infusioni di vermouth con cold brew coffee per un tocco innovativo. Infine, un dash di Crème de Pêche o Sherry fino può conferire una nota fruttata e rotonda al cocktail, rendendolo ancora più intrigante.
Recentemente, ho avuto il piacere di assaporare il Tipperary presso il Choice, un cocktail bar esclusivo nel cuore di Parma, gestito da Luca Redolfini e Mattia Schiaretti. Con una capacità di diciassette posti, il locale offre un’atmosfera intima e una lista di drink che viene aggiornata due volte all’anno. Proprio in questo contesto, ho potuto gustare un Tipperary preparato per la prima volta da Luca, il quale ha seguito la ricetta dell’IBA, dando vita a un cocktail sorprendente, strutturato e bilanciato, perfetto per gli amanti del whisky.