Scoperto un nuovo legame tra intestino e salute cardiovascolare: la ricerca italiana avanza

Un team di ricercatori italiani, guidato dal professor Francesco Violi, ha fatto una scoperta cruciale nel campo della medicina interna riguardo al collegamento tra intestino, cuore e cervello. L’indagine rivela che un composto, il lipopolisaccaride , presente in alcuni batteri del microbiota intestinale, può innescare eventi trombotici che portano a infarti e ictus. Queste scoperte saranno presentate durante il 125esimo Congresso della Simi, che si svolgerà a Rimini dall’11 al 13 ottobre. Sono già in fase di studio terapie mirate per contrastare questo nuovo meccanismo.

L’arteriosclerosi e i suoi fattori di rischio

L’arteriosclerosi è una malattia complessa, caratterizzata da molteplici fattori di rischio che contribuiscono al suo sviluppo. I medici della Simi sottolineano che tra i principali fattori di rischio vi sono il fumo di tabacco, il diabete di tipo 2, l’obesità, l’ipertensione e l’aumento del colesterolo LDL, conosciuto comunemente come colesterolo “cattivo”. Tradizionalmente, la gestione di queste condizioni è stata limitata ai fattori già noti, ma l’emergere di nuove evidenze scientifiche sta cambiando il paradigma.

Il team di Francesco Violi ha scoperto un nuovo possibile colpevole, il lipopolisaccaride, che si comporta come un ulteriore fattore scatenante. Questa sostanza, proveniente dai batteri intestinali, entra in circolazione e contribuisce all’infiammazione delle arterie, un passaggio cruciale nello sviluppo della malattia arteriosclerotica. L’infiammazione cronica di basso grado, che si sviluppa nel tempo, può danneggiare il rivestimento delle arterie e favorire la formazione di trombi, aumentando così il rischio di complicazioni cardiovascolari gravi.

Il ruolo del lipopolisaccaride nel processo infiammatorio

Il lipopolisaccaride , fondamentale nella scoperta dei ricercatori, è un glicolipide che si trova nella membrana esterna dei batteri Gram negativi, come l’Escherichia coli. Quando il LPS riesce a passare attraverso la barriera intestinale, si diffonde nel flusso sanguigno e si accumula nella parete delle arterie, dove può generare un’infiammazione. Questo processo infiammatorio è particolarmente insidioso, poiché agisce in modo subdolo e progressivo, portando a danni strutturali nel sistema circolatorio.

Francesco Violi ha evidenziato che questa infiammazione non solo compromette l’integrità delle arterie, ma attiva anche il rilascio di piastrine, responsabili della formazione di trombi. Le sperimentazioni effettuate sugli animali supportano questa ipotesi e suggeriscono che il LPS ha una significativa attitudine a provocare eventi trombotici. Pertanto, i ricercatori si trovano nella fase cruciale di approfondire le modalità per bloccare tale meccanismo, con l’obiettivo di prevenire gli eventi cardiovascolari che possono scaturire da questa dinamica.

Chi è maggiormente predisposto a sviluppare questi problemi?

La ricerca ha rivelato che la presenza di batteri che producono LPS nel tratto intestinale è comune nei soggetti con fattori di rischio noti per infarti e malattie cardiovascolari, come i pazienti affetti da diabete e obesità. Le persone con disbiosi intestinale, caratterizzata dall’associazione di batteri patogeni, mostrano livelli elevati di LPS che corrispondono a uno stato infiammatorio cronico a livello intestinale.

Violi ha descritto gli effetti di queste condizioni nei modelli animali obesi, confermando che una disbiosi intestinale porta a un aumento della permeabilità intestinale e a un incremento dei livelli di LPS nel sangue. I risultati suggeriscono che le alterazioni del microbiota intestinale possano svolgere un ruolo determinante nello sviluppo di condizioni cardiovascolari gravi. Giorgio Sesti, presidente della Simi, ha evidenziato l’importanza di un approccio olistico nella medicina, abilità tipica degli internisti, nel comprendere e affrontare le patologie complesse come questa.

Potenziali interventi terapeutici contro l’effetto del lipopolisaccaride

Attualmente, i ricercatori stanno esplorando varie strategie per prevenire i danni causati dal LPS nel contesto della salute cardiovascolare. Tra le ipotesi più promettenti vi è la modulazione della flora batterica intestinale attraverso l’uso di probiotici e prebiotici. Questo approccio mira a ripristinare un equilibrio sano tra i batteri intestinali per limitare la produzione di LPS.

Inoltre, l’uso di antibiotici non assorbibili per correggere la disbiosi intestinale è un’altra strada potenziale da esplorare. Gli studi su modelli animali hanno fornito risultati promettenti, suggerendo che tale terapia possa ridurre i livelli di LPS e il rischio di trombosi.

Un’ulteriore possibilità consiste nel bloccare l’azione del LPS in circolazione, impedendo che interagisca con i recettori presenti sulla parete arteriosa. I ricercatori stanno anche investigando l’opportunità di sfruttare gli analogi recettoriali del Glp-1, noti per ridurre la permeabilità intestinale e avere effetti favorevoli sulla salute cardiovascolare, benché le evidenze in tale ambito siano ancora limitate.

La ricerca continua, con l’intento di sviluppare nuove strategie terapeutiche focalizzate sul lipopolisaccaride, con l’obiettivo finale di migliorare la prevenzione e cura delle malattie cardiovascolari legate all’infiammazione cronica.

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