Il virus Oropouche, noto per essere endemico in alcune regioni tropicali, sta destando preoccupazione a livello globale dopo la sua recente identificazione nel liquido seminale di un viaggiatore italiano. La notizia arriva dal Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, in Valpolicella, dove è emersa la possibilità di una trasmissione sessuale del virus, finora mai documentata. La scoperta potrebbe avere rilevanti implicazioni sulla salute pubblica, avendo già causato due decessi in Brasile e un totale di circa diecimila casi nel mondo, di cui cinque registrati in Italia e tutti importati. Le autorità sanitarie raccomandano di mantenere alta l’attenzione e di adottare misure preventive per evitare il diffondersi dell’infezione.
Il virus Oropouche, scoperto nel 1955, è responsabile di un’infezione tropicale che colpisce soprattutto le zone della regione amazzonica. Nota anche come “febbre del bradipo“, l’infezione si trasmette principalmente tramite la puntura di insetti, specificamente il culicoides paraensis, un moscerino presente in tutta l’America, e la zanzara culex quinquefasciatus. I sintomi della febbre Oropouche si manifestano di solito entro 3-8 giorni dall’esposizione al vettore e comprendono febbre alta, dolori muscolari, mal di testa intenso e, in alcuni casi, manifestazioni neurologiche come meningite o encefalite.
Fino a giugno del 2023, si era ritenuto che l’infezione si trasmettesse esclusivamente attraverso il contatto indiretto mediato dagli insetti. Tuttavia, il ritrovamento del virus nel liquido seminale di un italiano che era tornato da Cuba ha aperto nuovi scenari. Questo ha spinto il direttore del Dipartimento, Federico Gobbi, a sottolineare l’importanza di ulteriori studi per comprendere meglio il virus e le sue modalità di trasmissione.
I sintomi associati all’infezione da virus Oropouche possono variare, ma nei casi più gravi si riscontrano febbre alta oltre i 39 gradi Celsius, forti dolori articolari, mal di testa, nausea e vomito. In circa il 4% delle infezioni, il virus può interessare il sistema nervoso centrale, scatenando infiammazioni intorno al midollo spinale e al cervello. Le somiglianze con altre febbri virali tropicali, come dengue, Zika o chikungunya, rendono più complessa la diagnosi, evidenziando la necessità di monitorare costantemente la situazione epidemiologica.
“È cruciale monitorare l’andamento delle infezioni,” afferma Gobbi. “La possibilità di trasmissione sessuale del virus Oropouche rappresenta un potenziale nuovo rischio per la salute pubblica, specialmente per le fasce più vulnerabili della popolazione.” Inoltre, i sintomi possono riemergere in forma meno grave anche settimane dopo la scomparsa della fase acuta, cosa che rende difficoltosa la tracciabilità dei casi e la gestione dell’epidemia.
Alla luce di questa scoperta, gli esperti dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria stanno attivamente collaborando con istituti di ricerca sia a livello nazionale che internazionale. La condivisione del virus isolato con laboratori come l’Istituto Superiore di Sanità e l’Istituto Spallanzani di Roma è un passo fondamentale per comprendere meglio il potenziale rischio di trasmissione del virus a latitudini diverse da quelle di origine.
“Accrescere le nostre conoscenze sul virus Oropouche è assolutamente fondamentale,” spiega Concetta Castilletti, responsabile dell’Unità di Virologia e patogeni emergenti. Gli studi futuri si focalizzeranno anche sulla capacità dei vettori presenti in Italia di trasmettere l’infezione. Solo attraverso un’analisi approfondita delle modalità di trasmissione e di propagazione del virus sarà possibile adottare interventi sanitari efficaci e tempestivi.
Il Ministero della Salute Italiano e le autorità sanitarie sono attivamente impegnati nel monitoraggio di potenziali focolai di infezione. Ad oggi, il rischio di diffusione del virus Oropouche in Italia è ritenuto basso, ma l’emergere di nuove modalità di trasmissione impone una continua vigilanza.
È essenziale che la comunità medica e la popolazione siano adeguatamente informate sui rischi associati a questo virus. Le campagne di sensibilizzazione e l’educazione sulla prevenzione tramite misure di protezione contro le punture di insetti possono aiutare a mitigare i potenziali rischi. La ricerca scientifica continua a giocare un ruolo chiave nel determinare e affrontare le sfide poste da patogeni emergenti come l’Oropouche.
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