Sciopero di protesta a Livorno dopo l’esplosione nel deposito Eni di Calenzano

A Livorno, i sindacati proclamano uno sciopero di due ore in risposta all’esplosione nel deposito Eni di Calenzano, chiedendo misure piĆ¹ severe per la sicurezza dei lavoratori.
Sciopero di protesta a Livorno dopo l'esplosione nel deposito Eni di Calenzano - Tendenzediviaggio.it - Foto generata con AI

Una forte mobilitazione ĆØ scattata oggi a Livorno, in risposta alla drammatica esplosione avvenuta ieri nel deposito Eni di Calenzano. I sindacati Fim, Fiom e Uilm, insieme al Coordinamento Rsu delle ditte dell’indotto Eni, hanno proclamato uno sciopero di due ore, cui ha partecipato un nutrito gruppo di lavoratori. Almeno 500 persone si sono radunate questa mattina, a partire dalle 8.30, nei pressi della raffineria per esprimere il loro cordoglio e la loro preoccupazione.

La tragedia di Calenzano: un dolore condiviso

L’esplosione che ha colpito il deposito Eni di Calenzano ha scosso profondamente il mondo del lavoro locale. I sindacati hanno espresso il loro sgomento e la loro solidarietĆ  nei confronti dei lavoratori coinvolti e delle loro famiglie, sottolineando che questa ĆØ solo l’ultima di una lunga serie di tragedie che colpiscono il settore. Gli incidenti sul lavoro non sono una novitĆ  e la ripetuta insensibilitĆ  delle istituzioni e delle aziende sta generando un crescente malcontento.

I rappresentanti sindacali hanno messo in evidenza che questa “guerra silenziosa” sta mietendo vittime, ma l’attenzione verso le questioni di sicurezza viene riscoperta solo dopo eventi tragici come l’esplosione di Calenzano. Le famiglie dei lavoratori rimaste coinvolte in incidenti simili si sentono abbandonate e spesso le promesse di miglioramenti restano sulla carta.

Unione e lotta per la sicurezza sul lavoro

L’assemblea che si ĆØ svolta davanti ai cancelli della raffineria ha rappresentato un’occasione per ribadire la necessitĆ  di misure piĆ¹ severe per la salvaguardia della vita dei lavoratori. Le richieste sono chiare: investimenti in sicurezza, controlli piĆ¹ rigorosi sulle condizioni di lavoro e l’adozione di protocolli che prevengano casi simili in futuro.

La risposta dei lavoratori ĆØ stata numerosa e compatta, un chiaro segnale che la pazienza sta finendo. Le parole dei sindacati risuonano forti: “Non si puĆ² morire lavorando.” Un appello trasversale che va oltre le singole aziende in cui operano i lavoratori, ma che chiama in causa un’intera filiera, comprese le istituzioni che devono garantire il rispetto delle normative di sicurezza.

La mobilitazione continua: quali prossimi passi?

La manifestazione di oggi a Livorno non ĆØ solo un momento di commemorazione ma anche un punto di partenza per una mobilitazione piĆ¹ ampia. Le sigle sindacali hanno giĆ  annunciato nuove azioni e incontri per sensibilizzare lā€™opinione pubblica e raccogliere adesioni per una causa che coinvolge tutti.

Il lavoro deve essere un luogo dove la vita ĆØ tutelata, e ciĆ² richiede uno sforzo collettivo. La volontĆ  di non rimanere in silenzio di fronte all’ennesima tragedia ĆØ il motore che spinge i lavoratori a unirsi e a chiedere un cambiamento reale. Ognuno ha diritto di tornare a casa sano e salvo dopo una giornata di lavoro, e questo ĆØ un obiettivo che non puĆ² piĆ¹ essere ignorato.

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