Il 3 dicembre, durante la Prima 2023 del Don Carlo riservata agli under 30, si terrà un presidio alla Scala per denunciare la gestione dei contratti di lavoro da parte della direzione del celebre teatro italiano. Le maschere, studenti universitari per lo più, si uniranno per chiedere un cambio di rotta rispetto a quella che definiscono una “condizione di precarietà lavorativa intollerabile”. L’obiettivo principale della protesta è il sistema di reclutamento del personale deciso dai vertici del teatro, che prevede contratti a termine, di pochi mesi, intermittenti e rinnovabili fino a un massimo di 12 mesi, a chiamata senza obbligo di risposta.
La portavoce delle maschere, Beatrice Sella, ha dichiarato che la protesta è ampiamente condivisa. Secondo Sella, il teatro offre la possibilità di rifiutare un lavoro a chiamata, ma con la leva di un contratto di due mesi rinnovabile, le alternative sono limitate. Questo meccanismo consente al teatro di esercitare una pressione indiretta per ottenere personale a costi inferiori rispetto a un impiego fisso. Sella ha sottolineato che anche lei ha dovuto firmare contratti diversi, brevi e soggetti alla minaccia di non rinnovo. È giunto il momento di porre fine a questa situazione: il teatro, che si vanta di promuovere la cultura, dovrebbe anche difendere la dignità lavorativa senza sfruttare la debolezza dei giovani, spesso studenti fuori sede che dipendono da quei soldi.
Le maschere si riuniranno in piazza alla Scala il 3 dicembre dalle 17 alle 18 per manifestare la loro insoddisfazione. Questa protesta potrebbe allargarsi e ripetersi in futuro. Al momento, il sindacato Slc-Cgil e diverse liste universitarie, tra cui link (Studenti indipendenti), Udu (Unione degli universitari), UniSì (Uniti a sinistra) e il Movimento delle tende in piazza, hanno aderito alla causa. Tuttavia, questa protesta non è fine a se stessa. Sella ha spiegato che si chiede alla direzione di accogliere una proposta che finora è stata ignorata: creare contratti che accompagnino gli studenti per tutto il percorso di studi, smettendo di giocare sulla precarietà dei giovani. Secondo Sella, non dovrebbe essere così difficile realizzare questa richiesta.
This website uses cookies.