Il Teatro Ariston di Sanremo, noto come la casa del Festival, ha visto passare molte stelle della musica nel corso degli anni. Tra tutte, una che ha lasciato il segno indelebile è Madonna. Nel 1995, la popstar arrivò con esigenze stravaganti: 25 persone al seguito e richieste per un camerino arredato con palme e divani bianchi. Walter Vacchino, il proprietario del teatro, rivela come la diva fosse difficile da gestire, arrivando al punto di rischiare di essere malmenato dai suoi bodyguard.
Nel 1985, i Duran Duran fecero scatenare il caos fuori dall’Ariston. Con 5.000 fan in attesa, la situazione si fece così intensa che la band fu fatta uscire dal teatro di nascosto su un’ambulanza. Tuttavia, i risultati della loro esibizione furono evidenti nel camerino: sedie ribaltate, tavolini divelti, pavimento cosparso di mozziconi e avanzi di cibo.
Il Teatro Ariston non è stato solo testimone di storie musicali, ma anche di eventi politici internazionali. Walter Vacchino racconta dell’edizione in cui ospitarono Mikhail Gorbaciov e il sassofonista Roger Clinton jr., il fratello di Bill. In quella serata, il teatro era invaso da agenti segreti americani e russi, mescolati tra il pubblico e gli addetti ai lavori.
Il Teatro Ariston, costruito dal padre di Walter Vacchino, Aristide, nel 1963, doveva essere un luogo di grandeur. Walter condivide che suo padre sognava di competere con Cannes e il Festival del Cinema, creando un teatro che fosse anche un cinema multisala, un palazzo dei congressi e persino un albergo integrato. Il nome “Ariston” fu scelto per indicare l’eccellenza, significando “il migliore” in greco.
Il destino volle che il Festival di Sanremo si trasferisse all’Ariston solo all’ultimo momento nel 1977, a causa di problemi di agibilità al Casinò. Da allora, il teatro ha ospitato eventi memorabili, da Paul McCartney a Barry White, da Freddie Mercury a Elton John. Una storia che Walter Vacchino racconta nel libro “La scatola magica di Sanremo,” scritto con Luca Ammirati.
Ciclicamente si discute della possibilità di spostare il Festival in luoghi più ampi, ma Walter Vacchino ritiene che l’Ariston, con il suo fascino limitato, contribuisca a mantenere il sogno del Festival vivo. Concludendo, Vacchino riflette sulla forza e sulla volontà dimostrate durante l’edizione pandemica del 2021, sottolineando come il teatro continui a essere un simbolo intramontabile del Festival di Sanremo.
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