Maggioranza e opposizione si scontrano sulle cifre della Nadef, la Nota di Aggiornamento al DEF, presentata dal governo alle Camere per ricalibrare le previsioni economiche e finanziarie.
A scatenare ulteriormente le polemiche sono i dati del Gimbe, la fondazione indipendente e senza fini di lucro che monitora il servizio sanitario pubblico per garantire equità e universalità. Il Gimbe è molto critico e nel suo Rapporto annuale certifica che i fondi stanziati sono insufficienti.
In particolare, il governo Meloni viene attaccato per due dati: il Pil ha una crescita media annua del 3,5%, mentre la spesa sanitaria è aumentata solo dell’1%. In termini assoluti, la spesa scende nel 2024 a 132,9 miliardi (con una riduzione dell’1,3% rispetto all’anno precedente), per poi risalire nel 2025 a 136,7 miliardi e nel 2026 a 138,9 miliardi.
Secondo Nino Cartabellotta, medico e presidente del Gimbe, “è evidente che i 4 miliardi in più nel triennio 2024-2026 non saranno sufficienti nemmeno a coprire l’aumento dei prezzi, sia per l’erosione dovuta all’inflazione, sia perché l’indice del settore sanitario è superiore a quello dei generi di consumo. Con queste cifre, il margine per nuovi investimenti si riduce notevolmente, confermando che la sanità resta un tema trascurato dall’agenda politica”.
La premier Giorgia Meloni non accetta le critiche del Gimbe, secondo cui il sistema sanitario è “sull’orlo del baratro” a causa di un netto ridimensionamento delle risorse.
Meloni ha espresso il suo dissenso durante un incontro con i governatori a Torino, sostenendo che “per costruire un sistema sanitario efficiente ed efficace, sarebbe miope concentrarsi solo sull’aumento delle risorse. Dobbiamo adottare un approccio più approfondito per valutare come vengono spese le risorse”.
Nel frattempo, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha annunciato che entro l’anno verrà messo fine alla pratica dei medici gettonisti e che verranno adottate misure per ridurre le liste di attesa, tra cui una nuova organizzazione dei centri unici di prenotazione. Inoltre, sono previste maggiori risorse da destinare al personale sanitario, anche attraverso il taglio delle tasse sulle tredicesime e sugli straordinari dei professionisti del settore.
Meloni ha già precisato che i margini di manovra sono limitati a causa dell’eredità ricevuta. Il governo sta lavorando per garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini. È importante ricordare che i governi Renzi, Gentiloni e Conte hanno complessivamente ridotto la spesa pubblica per la sanità di circa 40 miliardi di euro.
I numeri parlano chiaro: le famiglie italiane spendono ben 41 miliardi di euro per le cure private, con una media di oltre 1.700 euro per nucleo familiare. Inoltre, l’Italia destina alla sanità una percentuale inferiore alla media europea (7,1%) e molto lontana da quella di Paesi come Germania, Francia e Olanda.