Pedro Sanchez confermato come leader del governo spagnolo
Il leader socialista Pedro Sanchez è stato confermato come primo ministro della Spagna, mettendo fine a quattro mesi di stallo politico a Madrid. Sanchez, 51 anni, ha ottenuto il sostegno di 179 deputati, mentre 171 hanno votato contro di lui. Sorprendentemente, tutti e sette i deputati del partito separatista catalano Junts hanno votato a favore di Sanchez, nonostante avessero il potere di costringere il paese a nuove elezioni. Anche il rappresentante della Coalizione delle Canarie ha votato a suo favore, dopo aver sostenuto il leader del Partito Popolare nel tentativo fallito di formare un governo.
Voti contrari dai partiti di destra
Come previsto, i deputati del partito di estrema destra Vox, guidato da Alberto Nunez Feijoo, e dell’Unione navarrese hanno votato contro il candidato socialista. Questo ha evidenziato la divisione politica nel paese, con un blocco di sinistra e un blocco di destra che non sono riusciti a raggiungere la maggioranza nel Parlamento.
Fine delle tensioni politiche e accordi con i separatisti
La vittoria di Sanchez segna la fine di un periodo di tensioni politiche iniziato a maggio, quando ha convocato elezioni anticipate dopo una sconfitta elettorale del suo partito. Sanchez ha lavorato duramente per garantirsi l’appoggio dei partiti separatisti, negoziando accordi con ciascuno di essi. L’accordo più complesso è stato con il partito Junts, guidato dall’ex presidente catalano Carles Puigdemont. Sanchez ha presentato un disegno di legge per concedere un’amnistia per le persone coinvolte nel movimento indipendentista catalano negli ultimi 10 anni, nonostante in passato avesse sostenuto che ciò fosse contrario alla Costituzione spagnola.
Durante il dibattito che ha preceduto il voto, il leader del Partito Popolare ha accusato Sanchez di corruzione politica e di agire solo per vantaggio personale. Ha sostenuto che l’amnistia rilancerà il movimento indipendentista catalano, minacciando l’integrità della Spagna.