Il governo italiano ha ufficialmente respinto l’idea di introdurre un salario minimo nel paese. Il presidente del Cnel, Renato Brunetta, ha consegnato i risultati dell’istruttoria a Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. Il documento, approvato dall’assemblea del Cnel nonostante il voto contrario di Cgil e Uil, ha bocciato il salario minimo come strumento efficace per contrastare il lavoro povero. La premier Meloni ha accolto le conclusioni del Cnel, sostenendo che il mercato del lavoro italiano rispetta i parametri previsti dalla direttiva europea sul salario minimo adeguato. Secondo Meloni, l’ampia copertura della contrattazione collettiva rende inutile l’introduzione di un salario minimo legale.
Dopo aver scartato la proposta delle opposizioni, il governo italiano intende agire per arginare il lavoro povero. Su suggerimento del Cnel, Giorgia Meloni indica la necessità di programmare e realizzare un piano di azione pluriennale con misure e interventi organici. Questa è la stessa ricetta alternativa del “salario dignitoso” evocata dalla ministra del Lavoro, Marina Calderone. L’obiettivo del governo è contrastare il lavoro povero e i salari bassi che affliggono l’Italia da diversi decenni, a differenza di quanto avviene nel resto d’Europa. Meloni assicura che l’esecutivo accoglierà i suggerimenti del Cnel e quelli provenienti dall’opposizione.
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