La recente visita della Presidente del Municipio I di Roma, Lorenza Bonaccorsi, a una casa sequestrata alla mafia rappresenta un passo significativo verso il supporto delle vittime di omobitransfobia. Questa iniziativa mira a fornire un luogo sicuro per le persone LGBT+ che affrontano situazioni di violenza e discriminazione. La struttura, donata al Refuge Co-Housing LGBT+, si inserisce in un contesto più ampio di promozione dei diritti civili e di inclusione sociale, affrontando una problematica di grande attualità.
un progetto sostenuto dalle istituzioni
Il Refuge Co-Housing LGBT+ è gestito dal Gay Center e si propone di accogliere giovani LGBT+ vulnerabili, in particolare quelli che provengono da situazioni di violenza domestica o discriminazione. Questo progetto, unico nel suo genere nel centro storico di Roma, beneficia del sostegno finanziario dei fondi 8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, insieme al co-finanziamento di Flying Tiger Copenaghen per le spese di ristrutturazione della struttura. La casa, confiscata alla criminalità organizzata, è ora un simbolo di rinascita e speranza per i suoi futuri ospiti.
Questa iniziativa è di fondamentale importanza in un contesto in cui le vittime di omobitransfobia spesso si trovano senza un rifugio sicuro. Nel corso della visita, Bonaccorsi ha enfatizzato l’importanza di creare spazi di accoglienza e supporto: “Siamo ancora molto indietro per l’accoglienza delle vittime di omobitransfobia, molte delle quali sono anche vittime di violenza familiare”, ha dichiarato. Il Municipio I di Roma si è impegnato a garantire che questi giovani possano sentirsi protetti e supportati nel loro percorso di inclusione.
un supporto concreto alle vittime di violenza
Marina Marini, Responsabile del Network Refuge LGBT+, ha sottolineato l’urgenza di creare spazi sicuri attraverso i dati allarmanti delle richieste di aiuto ricevute. Ogni anno, la Gay Help Line, attiva per fornire supporto, registra centinaia di chiamate da giovani LGBT+ che necessitano di un rifugio sicuro. La recente apertura del Refuge Co-Housing ha rappresentato un’importante aggiunta per il Network Refuge, consentendo di accogliere più di 140 persone dal 2016 a oggi.
Questa struttura offre anche risorse e opportunità di formazione, permettendo agli abitanti di intraprendere studi e percorsi di crescita personale, aumentando le loro possibilità nel mercato del lavoro. L’obiettivo è quello di fornire strumenti per superare le discriminazioni che continuano a colpire le persone LGBT+.
il sostegno della comunità e delle istituzioni
Le parole di Anna Conti, Vicepresidente dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, hanno evidenziato l’importanza di garantire diritti e protezioni per tutte le persone, esprimendo l’impegno dell’organizzazione nel sostenere progetti come il Refuge Co-Housing. “Siamo profondamente convinti che la vera dignità di ogni persona si realizzi solo con l’eliminazione di ogni forma di discriminazione e pregiudizio”, ha affermato Conti.
Questo impegno collettivo riflette un cambiamento culturale necessario per garantire che ogni individuo, indipendentemente dalla propria identità di genere o orientamento sessuale, possa vivere in un ambiente libero dalla paura e dalle violenze. La creazione di spazi sicuri e progetti di inclusione come il Refuge Co-Housing rappresentano non solo una risposta a un’emergenza sociale, ma anche un importante passo verso una società più giusta e equa.