Roma ospita il Forum Incyte: l’importanza della ricerca per la competitività italiana ed europea

Il Forum Incyte di Roma ha evidenziato l’importanza dell’innovazione e della formazione nella ricerca italiana ed europea, sottolineando la necessità di attrarre investimenti per colmare il gap con Stati Uniti e Cina.
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Il recente Forum Incyte svoltosi a Roma ha messo in luce temi fondamentali per il futuro della ricerca in Italia e nell’Unione Europea, sottolineando come l’innovazione e il supporto ai talenti scientifici siano cruciali per garantire la competitività del sistema Paese. Sotto la direzione di Incyte Italia, in collaborazione con Formiche e Healthcare Policy, l’evento ha rappresentato un’importante occasione di confronto tra i diversi attori coinvolti nel settore della ricerca e della sanità.

le sfide della ricerca in italia e europa

Nel contesto attuale, l’Unione Europea si trova a fronteggiare un significativo gap di innovazione rispetto a Stati Uniti e Cina, una situazione che richiede un’attenzione particolare alle politiche di ricerca e sviluppo. Il Forum ha evidenziato come la ricerca, in particolare nei settori ad alta innovazione come il biotech, possa rappresentare un volano strategico per colmare questo divario. La necessità di valorizzare il capitale umano attraverso programmi di formazione adeguati è emersa come una priorità per attrarre e trattenere i migliori talenti. Attualmente, l’Italia si trova a un bivio: nonostante i suoi ricercatori siano tra i più premiati d’Europa, la mancanza di investimento e supporto strutturale potrebbe comprometterne il potenziale futuro.

Durante l’evento, è stata sottolineata l’importanza di trasferire i risultati della ricerca sul mercato, offrendo strumenti e risorse a chi è impegnato nel settore. Sono stati portati in evidenza i risultati significativi dei ricercatori italiani, che hanno ottenuto nel 2024 ben 61 Starting Grant, posizionandosi al secondo posto nell’Unione Europea. Tuttavia, la situazione si complica se si considera il numero totale di grant ricevuti dall’Italia, che la colloca al quinto posto, un chiaro segnale della necessità di migliorare il contesto di supporto alla ricerca nel Paese.

l’importanza della formazione e delle alleanze strategiche

Nel corso dell’evento, la professoressa Chiara Ambrogio, esperta nel campo delle biotecnologie, ha evidenziato come sia fondamentale costruire percorsi di formazione innovativi e infrastrutture di ricerca capaci di attrarre i ricercatori. Andrea Rossi, amministratore delegato del Campus Bio-Medico di Roma, ha aggiunto che l’obiettivo dell’Università è fornire una formazione globale di alto livello, combinando le competenze tecniche con un forte impegno etico. È essenziale instaurare partnership con aziende all’avanguardia per garantire un’adeguata preparazione dei giovani ricercatori, come dimostrato dal protocollo siglato con Incyte Italia, pensato per valorizzare i laureati in STEM.

Le scienze della vita, in particolare, sono al centro di questa trasformazione. La ricerca in ambito biotech continua a essere il primo settore per investimenti in ricerca e sviluppo, con previsioni che indicano un investimento globale di circa 2.000 miliardi di euro da parte delle aziende farmaceutiche entro il 2030. In Italia, il comparto ha già registrato un incremento significativo degli investimenti, con 2 miliardi di euro investiti nel solo 2023, un aumento del 21% rispetto ai cinque anni precedenti.

la competitività dell’industria farmaceutica

Fabrizio Greco, presidente di Assobiotec, ha sottolineato come l’attuale pipeline farmaceutica abbia raggiunto livelli record, con circa 20.000 farmaci in sviluppo, di cui il 45% provenienti dal settore biotech. In questo contesto, l’Europa si trova in una posizione critica, poiché gli investimenti in ricerca e sviluppo del 2023 sono stati significativamente inferiori rispetto a quelli degli Stati Uniti, che hanno assorbito il 52% del totale globale. L’Italia, pur essendo leader nella produzione farmaceutica, deve affrontare la sfida di attrarre più investimenti in ricerca, considerando che attualmente riceve solo il 6% degli investimenti continentali in questo ambito.

Carlo Riccini, vicedirettore generale di Farmindustria, ha messo in risalto l’importanza dell’innovazione nelle scienze della vita, notando come l’industria farmaceutica sia al primo posto per investimenti in open innovation. Con una crescita del 75% negli investimenti negli ultimi dieci anni, è evidente che il settore si sta muovendo verso collaborazioni più strette con università e centri di ricerca per promuovere innovazione e sviluppo. È quindi cruciale continuare a lavorare su politiche che favoriscano l’attrattività degli investimenti e sulla protezione della proprietà intellettuale per garantire un futuro competitivo e innovativo nel panorama globale.

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