Ritorno di Bashar Assad: la sua evacuazione dalla Siria e le dichiarazioni inedite

Bashar Assad, ex presidente siriano, torna a parlare dopo la sua evacuazione del 8 dicembre, affrontando la crisi in Siria e ribadendo il suo attaccamento al potere nonostante le sfide.
Ritorno di Bashar Assad: la sua evacuazione dalla Siria e le dichiarazioni inedite - Tendenzediviaggio.it - Foto generata con AI

Bashar Assad, ex presidente della Siria, è tornato a farsi sentire dopo la sua evacuazione dal Paese avvenuta l’8 dicembre scorso. Nelle ultime settimane, l’attenzione internazionale si è concentrata sulla sua figura e sulla crisi continua che ha colpito la Siria. In un contesto complesso, le sue dichiarazioni hanno offerto uno spaccato della situazione politica attuale e dell’equilibrio di potere nel Paese. La sua versione dei fatti, tuttavia, solleva interrogativi su quanto vero ci sia nelle sue affermazioni e sul futuro della Siria.

L’evacuazione: un’azione richiesta dalla Russia

Bashar Assad ha sostenuto che la sua evacuazione dalla Siria non fosse il risultato di una pianificazione premeditata, ma piuttosto una decisione della Russia. Secondo quanto dichiarato dall’ex presidente, la base di Hmeimim, dove si sarebbe recato per coordinare l’intervento militare russo, era stata attaccata con droni. Questo attacco avrebbe portato alla necessità di allontanarsi dalla Siria, sottolineando il clima di instabilità che permea la regione. Nonostante la situazione critica, Assad si è detto pronto a rimanere a Damasco fino ai primi orari dell’8 dicembre, affermando di aver svolto i propri compiti fino agli ultimi istanti.

Le sue affermazioni sulla richiesta della Russia pongono interrogativi ulteriori sulle dinamiche di potere sia all’interno della Siria sia nelle relazioni internazionali. La Russia, infatti, gioca un ruolo cruciale nel sostenere il regime di Assad. Tuttavia, la necessità di evacuarsi in risposta a un attacco suggerisce una vulnerabilità senza precedenti della leadership siriana, già fragile dopo anni di guerra e conflitti.

Nessuna intenzione di dimettersi o di chiedere rifugio

In una nota significativa nel suo comunicato, Assad ha dichiarato chiaramente di non aver mai pensato di dimettersi. Ha respinto qualsiasi insinuazione secondo cui avrebbe potuto chiudere il suo mandato o cercare asilo altrove. Questo ha messo in evidenza il suo attaccamento al potere e alla leadership, nonostante la crescente pressione interna e internazionale. La presa del Paese da parte di Hayat Tahrir al-Sham, gruppo militante che ha guadagnato terreno negli ultimi mesi, non ha scalfito la determinazione di Assad.

In questa dichiarazione si percepisce un certo orgoglio nei confronti del proprio Paese e della sua popolazione. “L’unica strada era quella di combattere contro il massacro operato da terroristi,” ha sottolineato Assad. Una frase che riflette la narrazione utilizzata dal regime per giustificare le sue azioni e mantenere il potere, incitando i sostenitori a percepire la crisi come una battaglia tra il governo e le forze del terrorismo.

La lotta contro il terrorismo e la narrazione di Assad

Le parole di Assad sul presunto collasso dello Stato tra le mani dei terroristi esprimono un tema ricorrente nelle sue dichiarazioni: la lotta contro il terrorismo. Secondo lui, quando il potere statale è spodestato, il significato stesso delle posizioni di comando viene a mancare. Anche se la sua leadership è messa in discussione, rimarca la sua appartenenza profonda alla Siria e alla sua gente, affermando di nutrire un legame costante, indipendentemente dalla sua situazione.

Assad ha anche fatto riferimento a un “flusso di disinformazione” che ha circondato la sua posizione il 7 dicembre, sostenendo che i media hanno tradito la realtà degli eventi. Ha denunciato come le notizie abbiano presentato i miliziani come liberatori piuttosto che come terroristi, una narrazione che, secondo lui, confonde i siriani e il mondo. Le sue accuse di blackout informativo suggeriscono un governo impegnato a mantenere il controllo sulla narrazione pubblica e a proteggere i suoi interessi.

Il 7 dicembre rimane un giorno cruciale nella memoria collettiva siriana, segnato da eventi drammatici e da un cambio di rapporti di forza all’interno del Paese. Con la sua riapparizione, Assad mira a rafforzare la narrazione ufficiale e a distogliere l’attenzione dalle sue debolezze, tentando di ripristinare il proprio ruolo di leader nella tumultuosa scena siriana.

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