Il progetto di ricostruzione dell’Aeroporto Internazionale di Tripoli, avviato dal consorzio Aeneas nel 2017, è attualmente bloccato a causa di ritardi nei pagamenti da parte delle autorità libiche. Questa situazione sta generando preoccupazione tra gli investitori e potrebbe avere ripercussioni significative sull’economia libica. Elio Franci, presidente del consorzio, ha esposto le difficoltà in una recente intervista, sottolineando la necessità di un intervento del governo italiano, in particolare della premier Giorgia Meloni, per superare questa fase di impasse.
L’importanza del progetto per la Libia
La ristrutturazione dell’Aeroporto di Tripoli rappresenta un’iniziativa cruciale per la ricostruzione della Libia, che ha sofferto enormi danni a causa della guerra civile e delle successive crisi politiche ed economiche. Il progetto non solo mira a migliorare le infrastrutture di trasporto del Paese, ma anche a stimolare un ambiente di stabilità come prerequisito per lo sviluppo economico. Secondo Franci, il completamento del progetto andrebbe a vantaggio non solo dell’Italia, ma anche della stessa Libia, contribuendo a una maggiore tranquillità nazionale, “perché quando c’è business, il territorio è più tranquillo.”
Dopo una fase di difficoltà, il consorzio Aeneas era riuscito a progredire significativamente, completando oltre il 50% delle forniture e installazioni prima dell’estate 2023. Tuttavia, il clima propositivo è stato compromesso negli ultimi mesi, quando la controparte libica ha iniziato a ritardare i pagamenti e applicare trattenute non previste contrattualmente. Questi sviluppi hanno lanciato un campanello d’allarme tra le imprese coinvolte nel progetto.
Le difficoltà di gestione del progetto
Franci ha evidenziato come, dopo essere tornati a lavorare nel 2023, il consorzio abbia affrontato un’improvvisa ondata di difficoltà legate ai pagamenti. Denuncia la mancanza di chiarezza e la presenza di situazioni problematiche che non erano state previste all’inizio del progetto. “Inventando cavilli contrattuali non specificati,” le autorità libiche hanno non solo ritardato i pagamenti, ma anche influito negativamente sulla liquidità del consorzio.
In tale contesto, il presidente del consorzio ha avuto modo di contattare diverse autorità italiane, ricevendo supporto dall’ambasciata a Tripoli e dal Ministero degli Esteri, anche se il problema persiste. Franci ha scritto “decine di lettere” alla Tpb, ente governativo per la gestione del progetto, senza ricevere risposte concrete che possano risolvere l’impasse. Questo scenario di blocco burocratico sembra aggravato dalla presenza di un’azienda libica poco esperta, che ha manifestato interesse a subentrare nel progetto, suscitando ulteriori preoccupazioni tra gli imprenditori italiani.
Un forum cruciale per il futuro del progetto
Il business forum italo-libico, previsto per il 29 ottobre a Tripoli, rappresenta un’opportunità unica per fare pressione affinché la situazione si sblocchi. Franci ha espresso la speranza che la presenza della premier Giorgia Meloni possa essere decisiva per ripristinare un clima di collaborazione che faciliti i pagamenti e il completamento del progetto. La partecipazione italiana in questo contesto è considerata fondamentale, non solo per il successo degli investimenti ma anche per la stabilità politica in Libia.
Franci ha inoltre sottolineato che la recente apertura di voli diretti tra Roma e Tripoli, grazie all’azione di Enac, rappresenta un passo significativo per consolidare i legami tra i due Paesi. Il coinvolgimento di Ita Airways nel potenziare le rotte aeree sarebbe un’ulteriore dimostrazione del potenziale che potrebbe derivare da un ambiente commerciale più stabile.
Riflessioni sui rischi per gli investitori
Secondo il presidente del consorzio, le problematiche finanziarie persistenti costringono gli imprenditori italiani a rivalutare il loro approccio agli investimenti in Libia. Sebbene egli stesso abbia continuato a investire risorse considerevoli, evidenzia l’importanza di una strategia cauta in questo contesto di incertezze. Franci è chiaro nel sottolineare che se la situazione non migliorerà, molti potrebbero decidere di allontanarsi da opportunità commerciali in Libia, incrementando i rischi e lesinando le prospettive di sviluppo.
Difatti, è stata notata una differenza significativa rispetto ad altre aree del Paese, come Bengasi, dove le imprese straniere sembrano godere di una maggiore certezza contrattuale sotto l’amministrazione di Khalifa Haftar. Questa disparità potrebbe ulteriormente complicare gli sforzi per riportare stabilità e consenso intorno a iniziative chiave come la ricostruzione dell’aeroporto di Tripoli.