Il 66° Congresso dell’American Society of Hematology , che si svolgerà a San Diego dal 7 al 10 dicembre 2024, ha presentato nuovi risultati significativi sui trattamenti ematologici sviluppati da Roche. Gli studi, di particolare rilevanza, confermano l’efficacia dei farmaci biologici nella cura di malattie come il linfoma diffuso a grandi cellule B . Tra le novità emerse, spicca lo studio registrativo di fase 3 Polarix, che ha evidenziato miglioramenti negli esiti dei pazienti grazie all’uso di polatuzumab vedotin in associazione a rituximab, ciclofosfamide, doxorubicina e prednisone .
Risultati dello studio Polarix: una svolta per il Dlbcl
I dati provenienti da un follow-up a cinque anni dello studio Polarix rivelano progressi notevoli nella cura del Dlbcl non pretrattato. Il follow-up mediano, di 60,9 mesi, mostra un miglioramento significativo della sopravvivenza globale rispetto alle terapie tradizionali. Levi Garraway, Chief Medical Officer di Roche, ha sottolineato come Polarix rappresenti la prima innovazione in vent’anni per il trattamento di questa forma di linfoma. Oltre 38mila pazienti a livello globale hanno già ricevuto la terapia con polatuzumab vedotin, evidenziando la sua crescente diffusione e approvazione.
L’analisi dei dati suggerisce una tendenza favorevole per la sopravvivenza globale dei pazienti trattati con la combinazione di polatuzumab vedotin e R-Chp, rispetto a quelli sottoposti a R-Chop. Il rischio di decesso per i soggetti con Dlbcl non precedentemente trattato è diminuito, con un hazard ratio di 0,85, indicando un miglioramento rispetto ai dati a tre anni. Proseguendo con il follow-up per ulteriori due anni, Roche continuerà a monitorare questi progressi significativi.
L’importanza della riduzione delle recidive
Il Dlbcl è noto per la sua aggressività e difficoltà nel trattamento. Gilles Salles, esperto in linfomi presso il Memorial Sloan Kettering Cancer Center, ha commentato i risultati indicando come la combinazione di polatuzumab vedotin con R-Chp segni un progresso importante, contribuendo a ridurre le recidive e la progressione della malattia. Oltre all’aumento della sopravvivenza globale, si è osservato che i pazienti che hanno ricevuto polatuzumab vedotin hanno richiesto circa il 25% in meno di trattamenti di follow-up, come radioterapia e ulteriori chemioterapie.
Questa riduzione non è da sottovalutare, poiché ogni linea addizionale di trattamento nel Dlbcl recidivante può comportare costi sanitari elevati e un carico maggiore per i pazienti. Una strategia terapeutica in grado di limitare le recidive non solo migliora il benessere del paziente, ma comporta anche un alleggerimento significativo dell’onere economico.
Prospettive future e approvazioni internazionali
Polatuzumab vedotin, in combinazione con R-Chp, è attualmente approvato per il trattamento del Dlbcl in oltre 90 Paesi, inclusi Stati Uniti, Europa, Regno Unito, Giappone, Canada e Cina. Roche, in continua collaborazione con le autorità sanitarie, mira ad aumentare la disponibilità di questo regime terapeutico a un numero sempre crescente di pazienti.
In aggiunta, la casa farmaceutica sta esaminando la possibile associazione di polatuzumab vedotin con altre molecole, comprese opzioni come gli anticorpi bispecifici. Gli studi futuri includeranno lo studio di fase 3 Skyglo, che valuterà l’efficacia del nuovo regime rispetto a quello attualmente in uso, aprendo così la strada a nuove potenzialità nel trattamento del Dlbcl.
Anticorpi bispecifici: novità significative
Durante il Congresso, sono state presentate anche nuove evidenze sul programma di sviluppo clinico degli anticorpi bispecifici CD20xCD3, con risultati incoraggianti relativi a mosunetuzumab e glofitamab. Con oltre 20 abstract presentati, le evidenze suggeriscono benefici in termini di durata d’azione e risposta terapeutica in diversi linfomi.
Il follow-up a tre anni dello studio NP30179 su glofitamab ha rivelato che il 40% dei pazienti ha raggiunto una risposta completa, con una durata mediana del trattamento di 29,8 mesi. Anche mosunetuzumab ha mostrato risultati promettenti, con remissioni durature nel 64% dei pazienti a quattro anni dallo studio GO29781.
Questi risultati rafforzano l’idea di una nuova frontiera nelle terapie per il linfoma. L’approccio a durata fissa adottato da Roche si dimostra efficace non solo nel ridurre il carico di malattia, ma anche nel ripristinare i livelli di linfociti B, cruciali per il mantenimento della risposta immunitaria nei pazienti.
Il peso del viaggio per i pazienti
Un aspetto interessante emerso dai dati analizzati è l’impatto del “travel burden” o onere del viaggio per i pazienti in trattamento. Un modello economico statunitense ha messo in luce come la distanza dalle strutture sanitarie, il tempo impiegato per raggiungerle e i costi associati, giocano un ruolo cruciale nel percorso di cura e nella qualità della vita. Questa considerazione sottolinea l’importanza di strategie terapeutiche che non solo si concentrano sull’efficacia clinica, ma tengono anche conto dell’esperienza complessiva del paziente.
L’importanza delle nuove modalità di somministrazione
Infine, è stata presentata per la prima volta l’analisi primaria dello studio di fase 2 GO29781, relativo a mosunetuzumab somministrato per via sottocutanea. I risultati confermano la non inferiorità rispetto alla somministrazione endovenosa, con tassi di risposta profondi e duraturi. La sopravvivenza libera da progressione mediana è stata di 23,7 mesi, e la sicurezza del trattamento appare in linea con le analisi precedenti.
Queste nuove modalità di somministrazione offrono maggiore flessibilità e possibilità di scelta per i pazienti, un aspetto cruciale nel contesto moderno della terapia oncologica. Con un’attenzione crescente verso il comfort e le preferenze dei pazienti, Roche sembra ben posizionata per trasformare ulteriormente il panorama del trattamento del linfoma.