Secondo l’analisi di Lorenzo Vidino, direttore del programma sull’estremismo alla George Washington University, la guerra tra Israele e Hamas ha riattivato la scena jihadista. La maggior parte degli aspiranti combattenti proviene dalle bolle online, comunità di soggetti radicalizzati in contatto tra loro attraverso il web. In Italia, dove la seconda generazione di stranieri è aumentata, si registra un fenomeno autoctono europeo legato al jihadismo.
Secondo Vidino, ci sarebbero centinaia di jihadisti monitorati. Nonostante l’organizzazione jihadista sia in crisi dopo la sconfitta militare dell’ISIS, la propaganda jihadista si avvale di una propaganda decentrata e molto orizzontale. Le bolle online, formate da consumatori di propaganda, sono diventate più prevalenti delle cellule terroristiche tradizionali. In Italia, non ci sono numeri ufficiali, ma si ipotizza la presenza di qualche centinaio di soggetti radicalizzati.
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha sottolineato che i conflitti armati come quello in Ucraina e il conflitto israelo-palestinese possono scatenare flussi migratori e il rischio di radicalizzazioni islamiste. Ha citato l’assassinio di un insegnante in Francia da parte di un fanatico islamista e l’uccisione di due cittadini svedesi a Bruxelles come esempi recenti. Il livello di attenzione in Italia è molto elevato, anche se al momento non ci sono evidenze concrete di rischio terroristico.
Il governo italiano si impegna nel contrasto all’immigrazione irregolare, anche per prevenire il rischio di infiltrazione terroristica nei flussi migratori. Sono stati arrestati due individui di origine egiziana, di cui uno con cittadinanza italiana, per reati di terrorismo. Abdesalem Lassoued, il tunisino che ha ucciso due svedesi a Bruxelles, aveva fatto ingresso in Italia nel 2011 e era stato segnalato come radicalizzato.
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