Il settore farmaceutico italiano sta affrontando nuove sfide critiche che mettono a rischio il suo equilibrio. Le recenti pubblicazioni dell’Osservatorio Nomisma evidenziano la necessità di riforme nel sistema dei farmaci equivalenti, settore che ha registrato un risparmio per il Servizio Sanitario Nazionale di 6,250 miliardi di euro dal 2012. Il convegno tenutosi a Roma, presso l’Ara Pacis, ha visto la partecipazione di importanti esponenti istituzionali e industriali, tutti concordi sulla necessità di interventi per salvaguardare la funzionalità del comparto.
Criticità nel sistema dei farmaci equivalenti
L’analisi condotta da Lucio Poma, Chief Economist di Nomisma, ha portato alla luce una situazione di grande difficoltà nel settore dei farmaci equivalenti, attualmente pressato da costi di produzione in aumento e normative onerose. Questi fattori, insieme al blocco dei prezzi ex factory e alle gare al massimo ribasso, hanno comportato un notevole depauperamento dei già esigui margini di profitto delle aziende farmaceutiche. La pressione economica, aggravata dalla crescente concorrenza nel settore, minaccia di compromettere la disponibilità di farmaci equivalenti, che rappresentano un bene pubblico essenziale.
Secondo Poma, è fondamentale rivedere le modalità di assegnazione dei contratti e i criteri di formazione dei prezzi, allineandoli ai reali costi di produzione. La situazione attuale non solo frena l’innovazione, ma mette in pericolo anche la sostenibilità a lungo termine della produzione dei farmaci, in particolare quelli generici e biosimilari.
Trend e impatti economici nel settore farmaceutico
Il report ha evidenziato trend preoccupanti, quali l’aumento dei costi delle materie prime e dei materiali di confezionamento. Nel 2023, il costo di produzione delle materie prime è aumentato mediamente del 19% rispetto all’anno precedente, con un incremento dell’86% negli ultimi cinque anni. Allo stesso modo, i costi di materiali come alluminio e vetro hanno registrato aumenti significativi. Questo rincaro rappresenta un peso considerevole, stimato attorno al 20% sui costi totali di produzione delle aziende.
Inoltre, i costi sostenuti per la registrazione e vendita dei farmaci sono aumentati del 26% dal 2016 al 2023. Questi oneri, combinati con il noto sistema di payback che colpisce i farmaci fuori brevetto, potrebbero incidere notevolmente sui ricavi delle aziende, causando una diminuzione della loro competitività sul mercato.
La crescente carenza di farmaci e il rischio di un monopolio
La ricerca ha messo in luce anche il preoccupante aumento delle carenze di farmaci in Italia: secondo l’AIFA, il numero di farmaci a rischio carenza è triplicato dal 2018 al 2024, passando da poco più di 1.600 a oltre 3.700. La maggior parte di questi è rappresentata da medicinali equivalenti. Questo scenario porta alla luce un altro aspetto critico: la difficoltà per il sistema sanitario nazionale nel garantire l’accesso a cure adeguate per le patologie croniche, soprattutto per le fasce più vulnerabili della popolazione.
Il report sottolinea che il calo della concorrenza nel settore farmaceutico è stato rilevante, con una diminuzione del 10% nel numero di produttori negli ultimi tre anni. Questa contrazione non solo influisce sui prezzi, ma aumenta anche il rischio di mancanza di alternative sul mercato, qualora un produttore decidesse di ritirarsi.
Necessità di riforme e investimenti sostenibili
Nel contesto attuale, Stefano Collatina, presidente di Egualia, ha esortato il governo a riprendere il dialogo riguardante la governance farmaceutica, con particolare enfasi sulla sostenibilità dei farmaci a basso costo. Il rischio di un indebolimento del sistema è elevato e potrebbe portare a una brusca interruzione della disponibilità di farmaci considerati essenziali e che oggi vengono dati per scontati.
Intraprendere misure di sistema che non gravino sulla spesa pubblica, come l’implementazione di procedure di gara più favorevoli, è fondamentale per garantire stabilità e sicurezza all’interno del settore. È anche cruciale per le aziende disporre di politiche industriali solide che incentivino gli investimenti locali e una maggiore indipendenza strategica nell’approvvigionamento di farmaci. Solo così sarà possibile tutelare un comparto vitale per la salute pubblica e l’economia italiana.