Un cambiamento sostanziale è in arrivo per gli studenti che aspirano a entrare nei corsi di laurea di Medicina e Chirurgia, Odontoiatria, Medicina Veterinaria e Protesi Dentaria. La VII Commissione del Senato ha dato il via libera a un disegno di legge che prevede la modifica del sistema d’accesso, abolendo il test d’ingresso tradizionale. Questa nuova riforma propone un semestre “filtro” in cui gli studenti dovranno dimostrare le proprie capacità attraverso la valutazione diretta. Tuttavia, esperti del settore mettono in guardia sull’importanza di adeguati finanziamenti e risorse logistiche per garantire un’istruzione di qualità.
Aldo Bruno Giannì, presidente del comitato di direzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Milano, ha sottolineato l’importanza di un forte supporto economico e organizzativo per la riuscita della riforma. Giannì ha evidenziato che, senza le risorse necessarie per l’acquisizione di spazi, attrezzature e personale docente, l’accesso a un numero maggiore di studenti potrebbe compromettere la qualità del primo semestre di formazione.
Il cuore della questione sta nel fatto che, sebbene la nuova strategia di selezione abbia il potenziale di migliorare la qualità degli aspiranti medici, il suo successo dipende in gran parte da un’infrastruttura adeguata. Gli atenei devono prepararsi a questo cambiamento con un piano ben definito che includa la formazione di un numero aumentato di docenti e l’ottimizzazione degli spazi di apprendimento. Senza un piano attuativo robusto e finanziamenti, Giannì avverte che ci potrebbe essere un peggioramento della qualità dell’istruzione, almeno nei primi mesi.
Le istituzioni universitarie si trovano dunque a un bivio: è fondamentale che vengano ripensate le modalità di insegnamento e che siano previsti i giusti investimenti per una transizione fluida verso questa nuova forma di selezione, pena il rischio di un impatto negativo sulla preparazione dei futuri medici.
L’aumento del numero di studenti che si prevede di accogliere nei corsi di Medicina e Chirurgia potrebbe rivelarsi una sfida per gli atenei, almeno stando alle dichiarazioni di Giannì. Secondo lui, l’Università Statale di Milano non è attualmente pronta per gestire l’incremento degli iscritti, dato che la sua capacità è calibrata su un numero inferiore di studenti. Giannì crede che anche le autorità politiche siano consapevoli di questa mancanza di preparazione e quindi sarebbero necessari nuovi decreti attuativi per garantire un supporto efficace alla riforma.
La questione della gestione logistica e organizzativa è cruciale: gli atenei dovranno rivedere sia l’infrastruttura fisica sia il numero di docenti necessari per mantenere standard qualitativi elevati. Un attento monitoraggio dei cambiamenti sarà necessario per garantire che le risorse umane e materiali siano in linea con le esigenze di un corpo studentesco in aumento. La sfida non si limita soltanto all’accoglienza, ma si estende anche alla trasformazione dei metodi didattici e alla pianificazione di un percorso formativo adeguato ai nuovi standard.
Un altro aspetto importante da considerare riguarda gli studenti che, dopo il semestre filtro, non entreranno nei corsi di Medicina. È in fase di definizione un sistema che dovrebbe consentire a questi studenti di trasferire i crediti formativi accumulati durante i sei mesi in altri corsi di laurea universitari. Tuttavia, Giannì ha espresso dubbi sull’efficacia di questo modello, sottolineando l’incertezza riguardo ai crediti formativi universitari e ai corsi disponibili per coloro che non accederanno a Medicina.
Attualmente, non è chiaro quali siano i CFU specifici che verranno riconosciuti e quali corsi di studio potranno offrire un’opportunità ai candidati delusi. Sebbene gli studenti possano acquisire una valenza teorica durante i sei mesi di studi, è fondamentale che ci sia una trasparenza riguardo ai percorsi alternativi da seguire in caso di mancato accesso ai corsi di Medicina. Giannì riconosce che, anche in caso di esclusione dai corsi di Medicina, gli studenti avranno comunque acquisito competenze utili. Tuttavia, la mancanza di chiarezza sulle possibilità future potrebbe generare delle insicurezze, confermando l’importanza di un quadro normativo definito.
In sintesi, l’implementazione della riforma sull’accesso ai corsi di Medicina rappresenta un’opportunità per rinnovare il sistema, ma richiede investimenti mirati e un’attenta pianificazione per evitare il rischio di un insegnamento di scarsa qualità.
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