Cassazione: udienza pubblica per i ricorsi contro la negazione della convalida del trattenimento di migranti a Pozzallo
Le Sezioni unite civili della Cassazione hanno fissato per il 30 gennaio 2024 un’udienza pubblica per discutere i ricorsi presentati dall’Avvocatura dello Stato per conto del ministero dell’Interno contro i provvedimenti del Tribunale di Catania che hanno negato la convalida del trattenimento di migranti nel centro di Pozzallo. La decisione è stata presa dalla presidente Margherita Cassano.
Il Tribunale di Catania, nella sua sezione immigrazione, ha respinto la convalida dei trattenimenti disposti dal questore di Ragusa in base al cosiddetto decreto Cutro, sostenendo che violano la direttiva europea 33 del 2013.
La Cassazione discuterà i ricorsi dell’Avvocatura dello Stato per il ministero dell’Interno
La Cassazione ha deciso di affrontare i ricorsi presentati dall’Avvocatura dello Stato per conto del ministero dell’Interno riguardo alla negazione della convalida del trattenimento di migranti nel centro di Pozzallo. L’udienza pubblica per discutere questi ricorsi è stata fissata per il 30 gennaio 2024 e sarà presieduta da Margherita Cassano.
Il Tribunale di Catania, nella sua sezione immigrazione, ha respinto la convalida dei trattenimenti disposti dal questore di Ragusa in base al decreto Cutro, sostenendo che tali provvedimenti violano la direttiva europea 33 del 2013.
La Corte Suprema discuterà i ricorsi contro la negazione della convalida del trattenimento di migranti a Pozzallo
La Corte Suprema, attraverso le sue Sezioni unite civili, ha stabilito che il 30 gennaio 2024 si terrà un’udienza pubblica per discutere i ricorsi presentati dall’Avvocatura dello Stato per conto del ministero dell’Interno contro i provvedimenti del Tribunale di Catania che hanno negato la convalida del trattenimento di migranti nel centro di Pozzallo. La decisione è stata presa dalla presidente Margherita Cassano.
Il Tribunale di Catania, nella sua sezione immigrazione, ha respinto la convalida dei trattenimenti disposti dal questore di Ragusa in base al decreto Cutro, sostenendo che tali provvedimenti violano la direttiva europea 33 del 2013.
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