Riconoscimento delle prescrizioni per infermieri: il dibattito si accende tra le istituzioni sanitarie

La questione dell’attribuzione delle competenze professionali agli infermieri ha riacceso il dibattito all’interno del settore sanitario italiano. Filippo Anelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Medici, ha espresso la sua opinione riguardo alla possibilità di consentire agli infermieri di emettere prescrizioni mediche. Anelli ha sottolineato che tale operazione richiederebbe progressivamente una diagnosi, un compito che si trova nel campo di competenza dei medici. Dunque, i professionisti del settore sanitario dovrebbero sedersi attorno a un tavolo per discutere e valutare i possibili risvolti di un simile cambiamento.

Le preoccupazioni degli infermieri e delle istituzioni

Mariastella Giorlandino, presidente dell’Unione Nazionale Ambulatori, Poliambulatori, Enti e Ospedalità Privata , ha ribadito il suo forte dissenso nei confronti di questa proposta. Secondo Giorlandino, le farmacie senza autorizzazioni regionali e prive di requisiti essenziali non dovrebbero avere la possibilità di svolgere attività di screening, mettendo a rischio la salute dei cittadini. Le dichiarazioni di Anelli e Giorlandino rappresentano una chiara manifestazione di tensione in merito sia alla ristrutturazione delle competenze professionali che all’idoneità delle strutture sanitarie all’interno delle farmacie.

Per le farmacie, la capacità di effettuare screening si è rivelata un argomento conteso, in particolare a fronte di un investimento di 112 milioni di euro da parte del governo italiano per incrementare le attività sanitarie erogate da queste strutture. Giorlandino ha messo in luce le problematiche associate a schieramenti così poco regolamentati, esprimendo preoccupazione per il potenziale danno erariale che potrebbe derivare dalla concessione di tali autorizzazioni.

Normative e requisiti per le farmacie

La legge n. 69/2009, che ha introdotto le cosiddette “farmacie dei servizi“, stabilisce che le farmacie possono espandere le loro competenze, ma solo se si adeguano ai requisiti previsti dal DPR n. 502/1992. Questi requisiti includono oltre 420 standard professionali, strutturali e tecnologici, necessari per garantire ai cittadini un servizio sanitario di qualità e certificato da professionisti qualificati.

Giorlandino ribadisce che, in mancanza di una deroga esplicita da parte della legislazione in vigore, le normative esistenti devono essere rispettate in modo rigoroso. La questione diventa ancor più urgente considerando che, con la fine della fase di emergenza pandemica da Covid-19, il razionale per cui le farmacia avrebbero potuto somministrare vaccini, un atto considerato medico, è venuto meno. Questo solleva ulteriori interrogativi sul futuro del servizio sanitario nelle farmacie.

La richiesta di chiarimenti al ministero della Salute

L’UAP ha chiesto ufficialmente delucidazioni al ministero della Salute e al Governo, esprimendo l’intento di tutelare non solo il diritto alla salute garantito dall’articolo 32 della Costituzione italiana, ma anche la professionalità dei medici che svolgono un ruolo cruciale nella salute pubblica. La lotta per la chiarezza normativa è fondamentale non solo per gli operatori del settore, ma soprattutto per la sicurezza e il benessere dei cittadini che si rivolgono ai servizi sanitari.

In un contesto in cui le scelte politiche e sanitarie devono necessariamente rispondere a norme rigide e a standard qualitativi elevati, la risposta degli organi competenti sarà cruciale per indirizzare le future azioni nel campo della medicina e della sanità pubblica. Questo dibattito rappresenta un importante snodo nella legislazione sanitaria e nelle dinamiche professionali all’interno di un settore in continua evoluzione.