La serrata dei tassisti contro il decreto Asset, che mira ad aprire il mercato con nuove licenze, ha suscitato diverse reazioni. Mentre alcuni la considerano un mezzo flop, altri la ritengono una protesta “irrilevante” a causa del limitato numero di auto bianche in circolazione. Tuttavia, analizzando le dichiarazioni fiscali depositate al ministero dell’Economia e delle Finanze, emerge un quadro di crisi permanente nel settore. Nonostante le piazzole di sosta deserte e le code chilometriche di turisti e cittadini in attesa di un taxi, i redditi annuali lordi dichiarati al fisco tra il 2017 e il 2019 si sono mantenuti intorno ai 15mila euro, con una media mensile di poco più di 1.250 euro. Nel 2020, a causa della pandemia, i redditi sono crollati a 3.770 euro. I livelli variano da città a città, ma sono stabili nel tempo, ad eccezione del periodo del Covid-19.
Il business delle licenze: un ostacolo alla liberalizzazione del settore
Un aspetto da considerare è il mercato delle licenze, che ha suscitato polemiche in relazione al decreto Urso. In Italia, le licenze sono concesse a tempo indeterminato e possono essere vendute. Secondo le stime delle direzioni regionali dell’Agenzia delle Entrate, il costo delle licenze oscilla tra 140-150mila euro a Roma e Milano e 250mila euro a Firenze. Queste cifre sono inaccessibili per la maggior parte dei tassisti, che nel 2019 hanno guadagnato in media 1.291 euro lordi al mese. Nonostante ciò, il mercato delle licenze è fiorente e attrae anche i Comuni, che non vogliono rinunciare al 20% dei proventi delle nuove licenze. Secondo la legge Bersani n. 248/2006, il Comune riceve il 20% delle vendite di licenze, mentre l’80% va ai tassisti. Ad esempio, se il Campidoglio rilasciasse 1.000 nuove licenze permanenti, si tratterebbe di un giro di 150 milioni di euro, di cui 120 milioni finirebbero nelle tasche dei tassisti e 30 milioni nelle casse del Comune.
Il contesto europeo delle licenze per i tassisti
L’Italia e la Spagna sono gli unici Paesi dell’Unione Europea a concedere licenze senza scadenza. In Francia, le licenze durano 5 anni e non sono più trasferibili dal 2015. In Germania, i permessi sono biennali o quinquennali e non possono essere ceduti a terzi. In Olanda, il “certificato di buona condotta” necessario per guidare un’auto bianca ha una durata di 5 anni ed è personale, quindi non può essere trasferito. Al di fuori dell’Italia, le licenze restano sempre di proprietà dello Stato e non possono essere vendute o acquistate.