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Rating reputazionale: Cassazione annulla decisione Garante su valutazione dell’affidabilità
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Rating reputazionale: Cassazione annulla decisione Garante su valutazione dell’affidabilità

La prima sezione civile della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Associazione Mevaluate, annullando il provvedimento inibitorio del Garante della privacy sulla valutazione reputazionale. Dopo sette anni di contenzioso, la Corte ha stabilito che il consenso individuale allo svolgimento delle attività informatiche per definire il rating reputazionale non comporta una lesione della dignità personale degli utenti.

Il Garante della privacy aveva ritenuto illegittimo il consenso individuale

Il Garante della privacy aveva considerato illegittimo il consenso individuale per le attività informatiche legate al rating reputazionale. Secondo il Garante, questa procedura avrebbe violato la dignità personale degli utenti. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha espresso un parere diverso, sostenendo che il consenso può essere considerato libero se sono rispettati determinati criteri di trasparenza e conoscibilità dell’algoritmo che determina il rating reputazionale.

La Cassazione spiega i criteri di trasparenza e conoscibilità dell’algoritmo

La Corte di Cassazione ha spiegato che affinché il consenso fornito dagli utenti per il rating reputazionale sia considerato libero, è necessario che siano rispettati criteri di trasparenza e conoscibilità dell’algoritmo. La Cassazione ha sottolineato che non è richiesto che l’algoritmo sia comprensibile agli utenti, ma è fondamentale che sia traducibile in linguaggio matematico.

La decisione della Cassazione è stata accolta positivamente da Mevaluate

Mevaluate, l’Associazione che ha presentato il ricorso, ha accolto con soddisfazione la decisione della Corte di Cassazione. Dopo sette anni di contenzioso, finalmente il provvedimento inibitorio del Garante della privacy è stato annullato.

La valutazione reputazionale e il rating delle persone giuridiche ed enti

La valutazione reputazionale riguarda non solo gli individui, ma anche le persone giuridiche ed enti. L’attività di quantificazione del valore della reputazione è stata al centro del contenzioso tra Mevaluate e il Garante della privacy.

La trasparenza dell’algoritmo e il consenso libero degli utenti

Secondo la Corte di Cassazione, affinché il consenso fornito dagli utenti per il rating reputazionale sia considerato libero, è fondamentale che siano rispettati criteri di trasparenza e conoscibilità dell’algoritmo. Non è richiesto che l’algoritmo sia comprensibile agli utenti, ma è necessario che possa essere tradotto in linguaggio matematico.

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