Rastrellamento Ghetto Roma: L’Orrore 80 anni fa

Un momento dell'installazione di una delle undici nuove pietre d'inciampo dell'artista tedesco Gunter Demnig, in Via Po, Roma, 11 gennaio 2016. La pietra, con una targa d'ottone lucente per non dimenticare l'orrore della Shoah, viene posta davanti l'ingresso dell'edificio, al numero civico 42, dove abitava Arrigo Tedeschi, classe 1887, arrestato il 16 ottobre 1943, deportato ad Auschwitz ed assassinato dopo pochi giorni. ANSA/ FABIO CAMPANA

Ottanta anni fa, il 16 ottobre del 1943, i nazisti iniziarono il rastrellamento del Ghetto di Roma, una delle pagine più buie della storia italiana. Non risparmiarono neanche altri quartieri della Capitale, come Trastevere, Testaccio, Monteverde e Salario.

Il rastrellamento e le sue vittime

In totale, 1259 persone furono costrette ad abbandonare le loro abitazioni, tra cui 689 donne, 363 uomini e 207 bambini. Le SS scelsero appositamente quella data, il giorno del riposo per gli ebrei che celebravano la festa del Sukkot, per trovarli in casa.

La deportazione

I nazisti portarono le vittime a Palazzo Salviati, dove distribuirono dei biglietti con le istruzioni per l’imminente deportazione. Due donne incinte partorirono nel cortile dell’ex collegio militare della capitale. In totale, più di 1000 ebrei romani furono deportati nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau.

Il viaggio senza ritorno

Solo 16 persone sopravvissero alla deportazione, tra cui 15 uomini e una donna. Nessun bambino uscì vivo da quell’inferno. Una lapide commemorativa al Tempio Maggiore ricorda ancora oggi le vittime di quella razzia.

La memoria e la testimonianza

Nonostante il tempo trascorso, la memoria di quel tragico evento è ancora viva grazie alle voci e ai racconti di chi ha vissuto quell’orrore. Queste persone si dedicano a tenerne viva la memoria nelle nuove generazioni, affinché una tragedia simile non si ripeta mai più.

Fonte: ANSA

L’articolo è stato riprodotto fedelmente dalla fonte originale, ANSA, e rispetta il diritto d’autore.

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