Nelle grandi città italiane, come Bergamo, Brescia, Milano e Roma, stanno emergendo progetti e iniziative che offrono assistenza e cura ai cittadini 24 ore su 24. Queste strutture, spesso chiamate “ambulatori-pronto soccorso”, operano da tempo in Lombardia e anche a Roma. Tuttavia, a differenza del Servizio Sanitario Nazionale, queste strutture private richiedono un pagamento per le prestazioni offerte.
De Iaco: “Diverso se parliamo di grandi gruppi”
Secondo Fabio De Iaco, presidente della Società Italiana di Medicina d’Emergenza Urgenza, queste strutture non dovrebbero essere chiamate “pronto soccorso”, ma piuttosto “ambulatori dove vengono fatte prestazioni banali”. De Iaco sostiene che, ad esempio, se si ha bisogno di cure per una ferita al dito causata da una scatoletta di tonno, è più conveniente e meno caotico recarsi in queste strutture private anziché in un pronto soccorso pubblico.
Costi elevati che lievitano con gli esami
Secondo la Simeu (Società Italiana di Medicina d’Emergenza Urgenza), i costi di accesso a questi “ambulatori-pronto soccorso” non includono gli esami radiologici o i prelievi, che devono essere pagati a parte. Di conseguenza, il conto finale può essere molto salato. De Iaco fa notare che non tutti possono permettersi di pagare queste cifre, e che anche le assicurazioni potrebbero non coprirle. Pertanto, molti pazienti finiscono per doversi rivolgere agli ospedali pubblici, nonostante abbiano pagato per evitare le lunghe attese dei pronto soccorso.
“I privati sondano l’appeal verso i cittadini”
Secondo Pierino Di Silverio, segretario nazionale dell’Anaao Assomed (sindacato dei medici dirigenti del Ssn), le strutture private stanno valutando l’interesse dei cittadini verso questi “pronto soccorso privati” e la richiesta di cure in emergenza. A Brescia, ad esempio, è stata stipulata una convenzione tra pubblico e privato per creare una rete gratuita di pronto soccorso, in seguito alle denunce del sindacato.
La necessità di pronto soccorso efficienti
La cronaca recente ha evidenziato la necessità di avere pronto soccorso efficienti. A Scafati (Salerno), una donna di 59 anni è morta all’esterno del pronto soccorso dell’ospedale ‘Mauro Scarlato’, che era chiuso per lavori da mesi. Il sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti, ha denunciato l’episodio, sottolineando che l’ambulanza è arrivata dopo oltre mezz’ora. Secondo la Simeu, non si tratta solo di chiudere le piccole strutture poco attrezzate, ma di rivedere l’intera rete dell’emergenza-urgenza, che comprende anche il servizio 118 e il 112.
In conclusione, è importante considerare le esigenze e i bisogni di cura dei cittadini e migliorare l’intera rete dell’emergenza-urgenza, anziché concentrarsi solo su singoli punti.