La questione previdenziale dei professionisti italiani, in particolare dei consulenti tributari, è diventata un tema di discussione sempre più acceso. Celestino Bottoni, presidente dell’Ancot , solleva importanti interrogativi in merito ai contributi versati e ai benefici ricevuti al momento della pensione. Questo articolo esplora le problematiche che affliggono questo settore, le richieste di adeguati ammortizzatori sociali e gli aspetti normativi che riguardano la professione.
La disuguaglianza tra i professionisti
Bottoni evidenzia un aspetto cruciale: i consulenti tributari si trovano a pagare circa il doppio dei contributi rispetto a coloro che appartengono a casse previdenziali specifiche. Questi versamenti, però, si traducono in una pensione scarsa rispetto al capitale effettivamente versato. Questa situazione crea una crescente insoddisfazione tra i professionisti, i quali chiedono che i contributi versati siano equamente capitalizzati e riconosciuti al momento del pensionamento. La differenza tra quanto si paga e ciò che si riceve in cambio evidenzia un sistema previdenziale che necessiterebbe di un miglioramento significativo.
Inoltre, Bottoni mette in rilievo come questo gap non sia solo una questione individuale, ma collettiva, dato che coinvolge una vasta platea di lavoratori autonomi. La mancanza di trasparenza e di equità nel sistema previdenziale rappresenta una barriera per molte persone che dedicano tempo ed energie al lavoro libero professionale. Senza una riforma seria, il rischio è quello di mettere in discussione la sostenibilità del settore e il futuro di un numero sempre crescente di professionisti.
Le sfide delle donne professioniste
Un altro punto critico è rappresentato dalle misure di supporto per le donne professioniste, soprattutto in fase di maternità o in caso di perdita del lavoro. Secondo Bottoni, attualmente non ci sono incentivi adeguati per tutelare le professioniste nel delicato periodo della maternità , e la mancanza di una rete di sicurezza per chi affronta eventi di disoccupazione rende la situazione ancor più precaria. È evidente la necessità di implementare forme di assistance come l’Indennità per i Lavoratori Autonomi , per garantire una maggiore protezione e sicurezza economica.
Le politiche attuali non riescono a soddisfare le esigenze reali di un vasto numero di donne professioniste, lasciando un vuoto perfino nelle misure di welfare. La realtà è che ci sono migliaia di professionisti che si trovano a dover affrontare difficoltà finanziarie in assenza di aiuti concreti. Questa inadeguatezza non è soltanto un problema del settore tributario, ma coinvolge tutti i professionisti iscritti alla legge 335 del ’95, rendendo la questione ancor più urgente da affrontare.
L’importanza dell’associazione professionale
Bottoni sottolinea l’importanza di appartenere a un’associazione professionale, come l’Ancot, che rappresenta circa 2.650 consulenti tributari. La legge italiana consente di esercitare un’attività professionale anche senza iscrizione a un’associazione, ma l’Ancot offre un valore aggiunto che contribuisce a garantire la qualità dei servizi offerti. Essere membri implica l’adempimento di tre requisiti fondamentali: un costante aggiornamento professionale, una polizza di assicurazione di responsabilità civile e l’assenza di problemi legali. Questi criteri servono a proteggere non solo i professionisti stessi, ma anche i clienti, assicurando che le pratiche siano gestite da esperti preparati e competenti.
In questo contesto, è interessante notare come la certificazione facoltativa secondo la norma Uni 11511 non solo rinforzi la professionalità del tributarista, ma lo ponga in una posizione di maggior credibilità sul mercato. Partecipare a questo processo di certificazione consente ai professionisti di ottenere una qualifica che possa aprire ulteriori opportunità lavorative, migliorando la loro visibilità e riconoscimento nel settore.
Il ruolo del consulente tributario
Il lavoro svolto dai consulenti tributari si estende ben oltre gli aspetti fiscali. Questi professionisti hanno la possibilità di rappresentare i cittadini presso l’Agenzia delle Entrate e fornire assistenza durante procedure di accertamento, comprese le interazioni con la Guardia di Finanza. Tuttavia, esistono limiti riguardo alla rappresentanza legale, creati da leggi che impediscono ai tributaristi di assistere direttamente i contribuenti in giudizio, una restrizione che Bottoni definisce “assurda”. Questo marcatore giuridico lascia un gap nel supporto che i professionisti possono offrire in ambiti cruciali della vita fiscale e legale dei loro clienti.
Attualmente, l’Ancot non rappresenta solo una comunità di professionisti, ma funge anche da custode di standard elevati nella qualità del servizio. Con quarant’anni di attività alle spalle, l’associazione si è evoluta per rispondere alle esigenze di un mercato in continua trasformazione e oggi assicura che i consulenti tributari possano operare efficacemente, mantenendo alta la qualità e l’integrità del lavoro svolto.