Nella giornata di venerdì 25 ottobre, si svolgerà in aula della corte d’Assise di Venezia un momento cruciale per il processo che vede coinvolto Filippo Turetta, accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin. A quasi un anno dall’orrendo delitto, il giovane avrà l’opportunità di incontrare faccia a faccia Gino, il padre della vittima, in un’aula di tribunale che rappresenta un contesto drammatico per entrambe le famiglie coinvolte. Turetta, che ha già reso dichiarazioni dettagliate sulla dinamica dell’omicidio, ha promesso di non nascondere alcun dettaglio durante l’udienza.
La cronaca dell’omicidio di Giulia Cecchettin
L’11 novembre scorso, la tragedia ha colpito Vigonovo, un piccolo comune della provincia di Padova, quando la ventiduenne Giulia Cecchettin è stata brutalmente assassinata con 75 coltellate. Un crimine che ha scosso profondamente la comunità locale e ha suscitato indignazione a livello nazionale per la sua ferocia. Turetta, l’ex fidanzato di Giulia, avrebbe trascorso la serata con lei in un centro commerciale a Marghera, dove ha tentato di riconquistarla. La situazione è rapidamente degenerata quando Turetta ha compreso che il loro rapporto era definitivamente giunto al termine, perdendo il controllo e scatenando la sua ira.
Le fasi del crimine si sono concentrate nel parcheggio di Vigonovo, a pochi passi da casa Cecchettin, dove ha inferto la prima coltellata. Successivamente, lo studente di Ingegneria Biomedica ha proseguito il suo atroce gesto nella zona industriale di Fossò. Tematiche come il femminicidio e la violenza di genere emergono dalla ricostruzione di quanto avvenuto, rendendo l’episodio ancora più tragico e emblematico di una problematica sociale sempre presente.
Dettagli inquietanti e la fuga in Germania
Dopo aver perpetrato il crimine, Turetta ha caricato il corpo di Giulia sui sedili posteriori della sua auto e ha intrapreso un viaggio che si sarebbe rivelato fatale per la giovane. Gli avvenimenti successivi lo hanno portato vicino al lago di Barcis, in provincia di Pordenone. Tuttavia, successivamente Turetta è fuggito in Germania, dove ha tentato di rimanere celato, fino a quando non ha deciso di costituirsi, un gesto che lascia emergere complessità emotive e una drammatica presa di coscienza.
Le sue dichiarazioni, sulle motivazioni che lo hanno spinto a fuggire, rivelano una persona in una profonda crisi. Turetta ha dichiarato di cercare notizie sullo stato di salute e le reazioni delle famiglie coinvolte, esprimendo un inquietante desiderio di suicidio, poi bloccato dalla consapevolezza della volontà dei suoi genitori di trovarlo vivo.
Le accuse e la premeditazione del delitto
Il giovane è accusato di omicidio volontario aggravato da premeditazione, crudeltà e legame affettivo, oltre a sequestro di persona, occultamento di cadavere e porto d’armi. Le indagini hanno rivelato che Turetta ha spiato Giulia attraverso un’applicazione sul suo cellulare, pianificando ogni dettaglio del suo atto violento. La testimonianza secondo cui ha preparato accuratamente il suo piano, incluso l’acquisto di nastro adesivo per immobilizzarla e mappe per nascondere il corpo, ha reso il quadro ancora più inquietante.
Nonostante Turetta respinga le accuse di premeditazione, la complessità del caso si fa sempre più evidente. Il suo comportamento, che si discosta dalla mera reazione a una situazione emotiva, getta ombre serie sulla sua posizione in un contesto legale che potrebbe portarlo a scontare una pena di ergastolo.
In attesa del processo, la comunità di Vigonovo continua a riflettere sull’orrendo delitto, mentre la famiglia della vittima cerca giustizia e verità in un evento che ha segnato profondamente la loro vita. Le udienze a Venezia si presentano come un momento delicato per ripercorrere la memoria di Giulia e affrontare le domande rimaste nel cuore di chi l’ha amata.