Il governo sta considerando la possibilità di apportare modifiche alla manovra finanziaria attraverso un maxi emendamento. Questo potrebbe comportare un allentamento delle restrizioni sugli assegni dei dipendenti pubblici e, forse, anche una revisione della tassazione sugli immobili. Entrambe le misure sono state richieste con forza dai sindacati e dalle associazioni dei costruttori.
Nel frattempo, tra valutazioni di rating, previsioni economiche e scioperi, il calendario autunnale è molto intenso: venerdì 10 novembre l’agenzia di rating Moody’s emetterà il suo giudizio sulla sostenibilità del debito, mercoledì 15 novembre la Commissione Europea presenterà le sue previsioni, venerdì 17 novembre sarà il turno di Fitch, e sempre venerdì 17 è stato proclamato uno sciopero generale dai sindacati. Inoltre, martedì 21 novembre la Commissione Europea emetterà il suo giudizio sulla manovra, e infine il 5 dicembre è stato proclamato uno sciopero dei medici contro le restrizioni alle pensioni, a meno che la norma non venga modificata.
Non è un’ipotesi remota, infatti, che il governo decida di fare marcia indietro sul taglio delle pensioni per i dipendenti degli enti locali, gli insegnanti, gli ufficiali giudiziari e i medici che andranno in pensione l’anno prossimo. Questo gruppo di circa 31.500 lavoratori, senza modifiche alla legge di Bilancio, potrebbe vedere un quarto del loro assegno decurtato, a fronte di un risparmio minimo per il governo di poco più di 11 milioni di euro nel 2024.
Le risorse per evitare il taglio delle pensioni dei medici potrebbero provenire dai “risparmi” del nuovo schema di Quota 103, che secondo gli esperti del Senato avrebbe un numero inferiore di beneficiari e costi inferiori rispetto alle aspettative, oppure da un ulteriore taglio dell’adeguamento degli assegni.
Nel frattempo, la conferenza dei capigruppo del Senato ha programmato la discussione della manovra in Aula dal 4 al 7 dicembre, quindi il governo ha meno di un mese per intervenire sulla norma e, eventualmente, ridurre l’aumento dell’imposta fissa dal 21% al 26% o la tassazione sugli immobili ristrutturati con il superbonus. Tuttavia, per quanto riguarda quest’ultimo punto, il governo non ha ancora preso una decisione definitiva, poiché sta affrontando la difficile sfida di gestire il deficit di bilancio causato dal bonus del 110%. In ogni caso, nonostante la volontà di “blindare” la manovra, non è escluso che i partiti di maggioranza possano indirizzare le richieste di modifica verso il decreto fiscale collegato alla Legge di Bilancio.