Ponte Donferri: La storia di un viadotto che avrebbe dovuto essere chiuso come il Morandi

Donferri Michele Mitelli alla ripresa delle audizioni degli imputati al processo per il crollo di ponte Morandi, il 14 agosto del 2018, a palazzo di Giustizia. Genova, 13 novembre 2023. ANSA/LUCA ZENNARO

L’ingegnere Morandi e la sua responsabilità nel crollo del ponte

Un testimone accusa l’ingegnere Morandi di negligenza

Durante il processo per il crollo del viadotto avvenuto il 14 agosto 2018, Michele Donferri Mitelli, ex dirigente di Autostrade, ha rilasciato una testimonianza incriminante. Donferri ha affermato che l’ingegnere Morandi, progettista del ponte, era consapevole dei problemi strutturali ma non ha preso alcuna misura per risolverli.

Secondo Donferri, i cavi del ponte erano già corrosi fin dalla loro installazione. Inoltre, ha sottolineato che i cavi secondari non avevano alcun ruolo portante nella struttura e che i cavi primari avrebbero dovuto essere adeguatamente protetti se il progetto fosse stato eseguito correttamente. Tuttavia, i lavori furono eseguiti in modo negligente.

Problemi nascosti e mancanza di controlli

Donferri ha anche affermato che i problemi strutturali non erano visibili ad occhio nudo e che i controlli effettuati dai tecnici di Spea, l’azienda incaricata delle verifiche, erano accurati. Il vero problema, secondo il testimone, era la gestione del progetto. In particolare, ha criticato la figura di Galatà, uno degli imputati, definendolo privo di competenze manageriali.

Tuttavia, Donferri ha ammesso di non aver mai consultato i report e le relazioni trimestrali, poiché c’era un ufficio specifico incaricato di tali compiti. Pertanto, non poteva confermare se ci fossero stati problemi economici o proposte illecite in corso.

Il silenzio di Donferri e le accuse a Paolo Berti

Durante l’interrogatorio, Donferri ha scelto di non rispondere riguardo a un’intercettazione tra lui e Paolo Berti, ex dirigente di Autostrade coinvolto nella tragedia di Avellino, in cui persero la vita 40 persone. Secondo gli inquirenti, in quella conversazione si sospetta che Berti non abbia detto la verità per proteggere gli interessi aziendali e contribuire all’assoluzione di Giovanni Castellucci, allora amministratore delegato di Autostrade.

Donferri ha letto solo il verbale della sua testimonianza e ha dichiarato di non essere a conoscenza di eventuali motivazioni economiche o proposte illecite legate al caso.

Articolo originale tratto da ANSA.