“Piano del Viminale e della Difesa sui Cpr: le Regioni non sono convinte, da Bonaccini a Zaia”

La prima riunione interministeriale per la realizzazione di dodici nuovi centri si è tenuta ieri. Attualmente, dei 619 posti disponibili nei centri attuali, non tutti sono occupati. I territori sollevano perplessità sul metodo e sul merito della decisione del governo. Alcuni lamentano il centralismo del governo, mentre altri non credono che i centri di espulsione e rimpatrio siano una risposta adeguata alla situazione attuale. Il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, ha dichiarato che il governo ha fallito. Il ministro dell’interno, Matteo Piantedosi, aveva annunciato che la norma contenuta nel decreto sarebbe stata accompagnata da un piano. Durante la riunione di ieri, si sono cercati i criteri per individuare le nuove strutture. Si costruiranno nuovi centri e si cercheranno edifici già esistenti da destinare a questa funzione. Restano però molte incognite, come gli aspetti economici e diplomatici, oltre alle difficoltà di trovare accordi con i paesi d’origine. Al momento, i nove centri attualmente operativi hanno alcune decine di posti vacanti, il che dimostra la difficoltà dell’operazione di rimpatrio. I territori hanno sollevato dubbi e preoccupazioni, temendo che la responsabilità della prima accoglienza cada sui comuni anziché sul governo. Alcuni presidenti di regione e sindaci hanno protestato contro l’idea di creare nuovi centri di detenzione permanenti nei propri territori. Anche molti amministratori locali del partito di governo non sono stati contattati o informati su questa decisione. Alcuni politici, però, sostengono la creazione di nuovi centri e ritengono che siano necessari per garantire i rimpatri e la sicurezza dei cittadini.

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