Le regole di Dublino sull’immigrazione e sull’asilo nell’Unione Europea sono state definite “preistoria” dal presidente italiano Sergio Mattarella. Secondo lui, tali regole sono obsolete e non tengono conto delle attuali sfide legate alle migrazioni di massa. Mattarella ha sottolineato la necessità di trovare nuove formule per governare il fenomeno migratorio in modo efficace.
Il fallimento delle regole di Dublino è evidente non solo a Lampedusa, ma anche in Germania, dove sono state ricevute più richieste di asilo rispetto agli sbarchi in Italia. Questo dimostra che le falle delle regole di Dublino non danneggiano l’Italia tanto quanto in passato grazie ai movimenti secondari, che permettono una redistribuzione informale dei migranti tra i Paesi europei. Tuttavia, il nuovo Patto che i Paesi membri dell’Unione Europea stanno negoziando non rappresenta una vera novità.
Questo nuovo Patto mira a limitare i movimenti secondari, ma in realtà non fa altro che rafforzare le regole di Dublino. Prevede maggiori responsabilità per i Paesi di primo ingresso senza offrire sufficiente solidarietà. Il Patto promuove un approccio “Europa fortezza” che è stato sperimentato sulle isole greche a partire dal 2016: i migranti devono restare confinati all’interno della fortezza europea, mentre regimi autoritari come quello tunisino di Kais Saied saranno incaricati della sorveglianza. Tuttavia, basterà un piccolo intoppo o un ricatto da parte di Saied per mettere in crisi il Patto e nuovamente mettere in discussione la tenuta della “fortezza”.
Una vera formula innovativa avrebbe potuto essere un governo europeo per le migrazioni che gestisse non solo la redistribuzione, ma anche l’integrazione dei migranti. Francia e Germania erano pronte a fare un passo in questa direzione, ma sono stati ostacolati da Paesi come Polonia e Ungheria, che sono contrari a uscire dalla situazione attuale.