Il presidente emerito della Consulta Giuliano Amato ha presentato il libro “Storie di diritti e di democrazia. La Corte costituzionale nella società”, scritto insieme all’editorialista Donatella Stasio. Il libro racconta il cambiamento della Corte costituzionale negli anni, aprendosi alla società civile e diventando un’istituzione che ha cambiato l’Italia. Amato sottolinea che la Corte ha un potere enorme, ma è poco conosciuta dagli italiani, a differenza delle Corti supreme di altri paesi. Il libro racconta i cinque anni in cui la Corte ha deciso di “viaggiare” per farsi conoscere e conoscere la società.
Amato afferma che la Corte costituzionale si trova spesso a dover decidere su questioni delicate come l’omosessualità, il suicidio assistito e il cambiamento di genere, perché il Parlamento è diviso su questi temi. La Corte italiana ha deciso di cambiare approccio e di farsi conoscere attraverso incontri con i giovani, nelle carceri e nelle piazze. Il libro racconta le sfide, le emozioni e le decisioni più delicate che la Corte ha affrontato in questi anni.
Stasio sottolinea l’importanza di arginare le regressioni democratiche che minacciano i diritti delle minoranze e il pluralismo. L’alfabetizzazione costituzionale è fondamentale per contrastare queste regressioni e le Corti costituzionali svolgono un ruolo cruciale in questo senso. Quando i diritti fondamentali sono minacciati, le Corti costituzionali rappresentano il miglior antidoto contro le regressioni democratiche.
Amato pone l’attenzione sul confine tra diritti e aspettative. Alcune richieste, come il matrimonio per gli omosessuali o la possibilità di avere figli in ogni condizione, non sono previste dalla Costituzione italiana, ma dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. La Corte costituzionale deve decidere se queste richieste siano legittime o spetti al Parlamento farlo. Amato sottolinea che le Corti devono essere vicine alla società, ma senza allontanarsi troppo dai valori condivisi, altrimenti rischiano di non essere prese sul serio.
Amato conclude affermando che i diritti devono entrare nelle coscienze delle persone. Le Corti costituzionali devono far uscire la società dal suo guscio, ma devono anche evitare di dare la sensazione di essere sole e dimenticate. I diritti per esistere devono essere conosciuti e condivisi da tutti.