Paola Barale: Una donna libera che sfata i tabù sulla menopausa
Paola Barale, nota showgirl italiana, si sente una donna libera e emancipata, come racconta nel suo libro sulla menopausa intitolato “Non è poi la fine del mondo”. Nonostante abbia affrontato la menopausa in giovane età, a 42 anni, Paola parla apertamente di questa esperienza per rompere un tabù diffuso. Inoltre, la 56enne condivide anche la sua esperienza nelle boutique fetish che frequenta nel centro di Milano, dove si possono trovare sex toys, biancheria intima e lubrificanti vari.
Paola Barale non ha problemi a parlare apertamente delle sue visite ai sexy shop di Milano
Quando le viene chiesto se una donna sia davvero libera di visitare un sexy shop in pieno centro a Milano senza essere giudicata, Paola risponde senza esitazione, esprimendo il suo punto di vista. “Mi sento libera di farlo e lo faccio. Nel libro parlo di una boutique fetish dove si possono acquistare oggetti come sex toys, biancheria intima e lubrificanti vari”.
Paola rivela che ogni volta che visita queste boutique, c’è sempre molta gente presente
“È come entrare in una boutique normale”, spiega ancora Paola. “Ogni volta che vado, c’è sempre molta gente. L’ultima volta c’era un ragazzo che stava scegliendo un completo intimo per la sua compagna. Dipende sempre dall’interpretazione che si dà alle cose. Certi oggetti, se realizzati con cura e bellezza, possono diventare anche oggetti d’arredamento. Se questo aiuta a vivere una sessualità più libera e consapevole, ben venga”.
Paola Barale si sente una donna libera, come raccontato nel suo libro sulla menopausa, “Non è poi la fine del mondo”
Nel suo libro, Paola ha anche parlato della sua scelta consapevole di sottoporsi a un aborto: “Sono stata attaccata proprio dalle donne. Ma credo che ognuna debba essere libera di decidere. Ho semplicemente espresso questa opinione. Si può non essere favorevoli all’aborto, ma attaccarmi come se fossi una persona che uccide i bambini è sbagliato. Io al massimo uccido le zanzare e già mi dispiace. Questo mi ha fatto capire come i social media stiano svolgendo un ruolo opposto a quello che sarebbe necessario”.