La Galleria d’Arte Moderna di Roma ha prorogato fino al 19 novembre la mostra “Osvaldo Peruzzi. Splendore geometrico futurista”, curata da Massimo Duranti e Andrea Baffoni. La mostra, anticipazione di un’esposizione estesa anche alla stagione post futurista nel 2024, celebra i venti anni dalla morte di uno degli ultimi militanti del movimento di Filippo Tommaso Marinetti.
Osvaldo Peruzzi, nato nel 1907 a Venezia ma trasferitosi a Livorno, si affermò come un personaggio non secondario dell’avanguardia degli anni Trenta e Quaranta. La mostra presenta circa 30 dipinti realizzati fino al 1944, tra cui spicca il quadro “Incubo o Autoritratto”, dipinto nel 1944 durante la sua detenzione nel carcere del Missouri come prigioniero di guerra.
Peruzzi si avvicinò al futurismo ispirandosi a artisti come Fillia, Bruno Munari ed Ettore Prampolini. I suoi quadri, invece di seguire il taglio naturalistico dell’aeropittura, si concentrano sulle emozioni interiori, le geometrie e lo spazio, l’universo e l’idealismo cosmico. La sua visione futurista è sganciata dalla ricerca della verosimiglianza, mirando invece all’essenza e allo stato d’animo del soggetto.
La mostra offre anche la possibilità di approfondire la produzione grafica e di progettazione architettonica di Peruzzi. Inoltre, la Galleria d’Arte Moderna di Roma ospita la mostra “Laboratorio Prampolini Laboratorio #2”, dedicata alla produzione artistica e architettonica di Ettore Prampolini, che fu un punto di riferimento per Peruzzi.
La mostra riunisce opere provenienti da collezioni pubbliche e private, oltre alla produzione storica ma poco conosciuta messa a disposizione dalla famiglia dell’artista. Grazie alla collaborazione della Fondazione Primo Conti di Fiesole, che possiede l’Archivio Peruzzi donato dall’artista, è possibile ammirare opere che testimoniano il percorso artistico di Osvaldo Peruzzi, definito da Massimo Duranti “l’ultimo futurista”.