I vertici della Difesa di Israele cambiano posizione sull’accordo per la liberazione degli ostaggi
Negli ultimi giorni, i vertici della Difesa di Israele hanno invertito la loro posizione sull’accordo per la liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas. Inizialmente, il ministro Yoav Gallant, il capo di Stato maggiore Herzi Halevy e il capo dello Shin Bet Ronen Bar consideravano questa questione di bassa priorità nella guerra in corso. Tuttavia, a seguito delle proteste dei familiari degli ostaggi e delle pressioni dell’Amministrazione Usa, l’accordo ha guadagnato importanza.
Una settimana fa, solo i ministri Gadi Eizenkot e Benny Gantz sostenevano la necessità di accettare l’intesa, mentre gli altri alti funzionari della Difesa erano contrari. Nonostante i cambiamenti nella posizione israeliana, i termini dell’accordo sono rimasti gli stessi.
Inizialmente, Gallant e Halevy erano concentrati sull’attacco a Hamas, spinti dal senso di colpa per la strage del 7 ottobre. Tuttavia, è emerso che alcuni funzionari credevano che le incursioni di terra avrebbero migliorato le condizioni degli ostaggi, senza però spiegare come ciò sarebbe accaduto.
La situazione è cambiata la scorsa settimana, quando le famiglie degli ostaggi hanno intensificato la loro battaglia e hanno ottenuto un crescente sostegno pubblico attraverso manifestazioni di massa. Il ministero della Difesa e i vertici dell’esercito hanno capito che continuare le operazioni di terra senza una pausa per liberare gli ostaggi avrebbe peggiorato la divisione interna.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, tramite la Cia, ha svolto un ruolo chiave nel chiudere l’accordo con l’aiuto del Qatar. L’obiettivo della Casa Bianca è quello di sfruttare la tregua per riportare a casa il maggior numero possibile di ostaggi.
La svolta dei vertici della Difesa è avvenuta domenica scorsa, quando hanno iniziato a prendere il merito della mediazione riuscita. Anche il partito Sionismo Religioso ha cambiato posizione, mentre Itamar Ben-Gvir e Otzma Yehudit sono rimasti contrari all’accordo. La questione è diventata politica oltre che ideologica, poiché Ben-Gvir vuole distinguersi dai suoi rivali e approfittare del vuoto a destra del premier Benjamin Netanyahu.
Il contesto di questa situazione riguarda il futuro della Cisgiordania dopo la guerra. La destra teme che, se Hamas verrà sconfitto a Gaza, gli Stati Uniti potrebbero imporre a Israele un nuovo accordo con l’Autorità nazionale palestinese nella Cisgiordania. Questo potrebbe includere il ripristino di una missione dell’Anp nella Striscia di Gaza, a cui Netanyahu si è sempre opposto.
Secondo il quotidiano Haaretz, i coloni sono preoccupati per un possibile rafforzamento dell’Anp e temono di perdere il controllo della sicurezza nella Cisgiordania. Questo potrebbe portare a un attacco palestinese contro gli insediamenti isolati nella regione. Pertanto, la destra sta cercando di lanciare un nuovo slogan: “Isis uguale Hamas uguale Anp”.