La riforma del Patto di stabilità ancora in sospeso
Dopo settimane di negoziati, la riforma del Patto di stabilità continua ad essere un’impresa difficile. Nonostante l’ottimismo espresso durante l’Ecofin del 9 e 10 novembre, i progressi sono stati fermati da un silenzio improvviso. La prevista riunione straordinaria dell’Economia, programmata per il 23 novembre, è stata annullata e non si è ancora stabilita una nuova data. La bozza legislativa rimane quindi in sospeso.
La corsa contro il tempo
La scadenza per raggiungere un accordo è l’8 dicembre, prima dell’Ecofin ed Eurogruppo, che si terranno una settimana prima dell’ultimo Consiglio europeo dell’anno. Gli Stati membri devono trovare un accordo entro la fine dell’anno, altrimenti le vecchie regole torneranno in vigore, lasciando incertezza su come applicarle.
Incontri bilaterali
Nel frattempo, continuano gli incontri bilaterali tra i ministri delle Finanze. Dopo aver incontrato il ministro delle Finanze finlandese Riikka Purra, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si recherà a Parigi per un incontro con il responsabile delle Finanze francese Bruno Le Maire. Successivamente, Giorgetti parteciperà ad un summit bilaterale italo-tedesco con il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner. Infine, il ministro dell’Economia del governo Meloni, incontrerà il ministro delle Finanze croato Marko Primorac.
L’importanza degli investimenti strategici
Durante la sua visita in Croazia, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha sottolineato l’importanza di tenere conto degli “investimenti strategici” nella riforma del Patto di stabilità. Meloni ha affermato che molti Paesi condividono la stessa visione e che le alleanze saranno decisive per il risultato finale. La premier ha sottolineato la necessità di un “rush finale” per raggiungere un accordo.
La frenata dei Paesi con disavanzo eccessivo
Nel corso dei negoziati, la Germania e i Paesi “frugali” hanno espresso soddisfazione per l’inclusione di salvaguardie numeriche nella riforma, che garantiranno una riduzione del debito e del deficit. Tuttavia, i Paesi con un disavanzo eccessivo (con un deficit superiore al 3% del PIL) si sono opposti all’ulteriore margine di sicurezza previsto per il deficit. Attualmente, dodici Paesi superano tale limite secondo le ultime stime.