Nuovo decreto sull’immigrazione: fermare le partenze e rimpatriare gli immigrati illegali – Funzionamento e costi

Il governo Meloni ha approvato un nuovo decreto sull’immigrazione con l’obiettivo di bloccare le partenze e rimpatriare chi arriva in Italia. Le misure prevedono un aumento dei voli di rimpatrio e il raddoppio dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR), che saranno costruiti in zone “non popolate” e facilmente sorvegliabili. Attualmente ci sono solo 9 CPR, poiché il decimo a Torino è ancora chiuso, e ospitano solo 493 persone. Il Genio Militare sarà incaricato di potenziare la rete dei CPR e il Ministero della Difesa avrà il mandato di realizzare le nuove strutture. Saranno definiti criteri per individuare le aree interessate in un prossimo Dpcm. Il governo prevede anche di adottare ulteriori misure per i minori non accompagnati, garantendo loro tutela e prevedendo canali differenziati per donne, bambini e under 14.

Il governo ha deciso di aumentare il tempo massimo di trattenimento nei CPR da 6 a 18 mesi. Attualmente, gli unici accordi di riammissione stipulati sono con Tunisia, Albania ed Egitto, i principali Paesi di provenienza degli immigrati. Tuttavia, l’obiettivo di avere almeno un CPR in ogni regione è complicato dalla necessità di avere accordi di riammissione con i paesi di provenienza e dalla resistenza dei territori. Inoltre, ci sono delle implicazioni finanziarie a causa dei costi legati al vitto, all’alloggio e ai voli di rimpatrio. Attualmente, il Ministero dell’Interno spende circa 30 milioni di euro all’anno per il vitto e l’alloggio dei migranti trattenuti nei CPR. Se il periodo di detenzione aumenterà a 18 mesi, la spesa stimata sarà di 30.000 euro per migrante per un anno e mezzo.

La costruzione dei nuovi CPR comporterà dei costi aggiuntivi. Attualmente, il bilancio del Ministero prevede una spesa di 32 milioni di euro nel 2023 e 46 milioni di euro nel 2024. Tuttavia, per costruire 10 nuovi CPR, la spesa prevista sarà di circa 100 milioni di euro. Ci sono anche i costi per il personale della polizia e degli addetti ai centri, oltre ai costi dei voli di rimpatrio. Secondo il Dipartimento di Pubblica Sicurezza, il costo medio di un rimpatrio è di 2.365 euro. Nel 2020, il Ministero ha speso 8 milioni e 334 mila euro per i voli di rimpatrio. Con le nuove norme, si prevede che il budget necessario raddoppierà.

Tuttavia, finora i rimpatri sono stati in linea con l’anno precedente, con un totale di 2.293 persone rimpatriate fino al 31 agosto. La metà dei trattenuti torna nel proprio paese di provenienza, mentre gli altri vengono rilasciati quando termina il periodo di detenzione. Le misure del governo Meloni mirano a intensificare i rimpatri e a rendere più efficace il sistema dall’accoglienza al rimpatrio.