Nuova terapia mirikizumab per la malattia di Crohn: risultati positivi fino a due anni

Il 14 marzo 2025 segna un’importante svolta per i pazienti affetti da malattia di Crohn: l’approvazione del mirikizumab. Questo farmaco innovativo, un inibitore della subunità P19 dell’interleuchina 23, ha ricevuto il via libera dalla Commissione Europea per il trattamento di adulti con forme moderatamente gravi della malattia. Alessandro Armuzzi, gastroenterologo e responsabile dell’Unità Operativa di IBD presso l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, ha condiviso con Adnkronos Salute la sua visione su questa terapia, sottolineando il suo potenziale nel garantire un miglioramento duraturo per i pazienti che non hanno trovato sollievo con altre opzioni.

Risultati promettenti negli studi clinici

Il mirikizumab ha mostrato risultati molto promettenti negli studi clinici di fase 3, noti come Vivid 1 e Vivid 2. Questi studi hanno evidenziato che il farmaco offre percentuali di remissione clinica ed endoscopica notevolmente superiori rispetto al placebo. Armuzzi ha messo in evidenza come i dati raccolti in due anni di osservazione confermino l’efficacia e la sicurezza del farmaco, facendone un’opzione terapeutica valida. “Con un profilo di sicurezza favorevole e un’efficacia dimostrata, mirikizumab rappresenta un prezioso alleato nella lotta contro la malattia di Crohn”, ha dichiarato il professore.

La malattia di Crohn: un quadro complesso

La malattia di Crohn è un’infiammazione cronica dell’intestino che colpisce circa 100.000 persone in Italia. Questa condizione può interessare qualsiasi parte dell’intestino, ma colpisce più frequentemente l’ileo terminale e il colon destro. Armuzzi ha spiegato che la patologia rientra nel gruppo delle malattie infiammatorie croniche intestinali, che includono anche la colite ulcerosa, interessando complessivamente circa 250.000 individui nel nostro paese. Le cause di questa malattia rimangono in parte sconosciute, ma si ritiene che fattori genetici e ambientali giochino un ruolo cruciale. In particolare, i giovani adulti predisposti geneticamente possono sviluppare una risposta infiammatoria cronica a causa di alterazioni nella flora batterica intestinale, portando a danni intestinali progressivi se non trattati tempestivamente.

Un futuro migliore per i pazienti

Con l’introduzione del mirikizumab, i pazienti affetti da malattia di Crohn possono ora contare su un’opzione terapeutica che promette di migliorare significativamente la loro qualità di vita. Armuzzi ha concluso il suo intervento sottolineando l’importanza di iniziare il trattamento con un farmaco che ha già dimostrato di essere efficace e relativamente sicuro. “Questa terapia non solo offre un’opzione in più, ma rappresenta anche una speranza concreta per coloro che hanno visto fallire altre terapie”, ha affermato. Con l’arrivo di mirikizumab sul mercato italiano, si apre un nuovo capitolo nella gestione della malattia di Crohn, portando con sé la promessa di un benessere prolungato per molti pazienti.