Narges Mohammadi è un simbolo della lotta per i diritti umani e delle donne in Iran. Detenuta nel carcere di Evin, a Teheran, sta scontando una pena a 31 anni di carcere. Nonostante le numerose incarcerazioni e condanne, Mohammadi non ha mai smesso di battersi per chi non ha voce, opponendosi alla pena di morte, alla tortura e all’isolamento in carcere. Il suo ultimo libro, ‘White Torture’, parla dei due mesi trascorsi in isolamento a Evin.
Attualmente, Mohammadi sta scontando una pena a 10 anni e 9 mesi per atti contro la sicurezza nazionale e propaganda contro lo Stato. È stata anche condannata a 154 frustate, una punizione che non le è ancora stata inflitta. Nonostante la sua detenzione, la sua voce rimane forte, così come quella di Nasrin Sotoudeh, un’altra famosa attivista.
Di recente, Mohammadi ha organizzato una protesta all’interno del carcere, insieme ad altre tre donne, bruciando i loro veli. In una registrazione audio, si sente Mohammadi scandire lo slogan “donna, vita, libertà” e cantare la versione in farsi di Bella Ciao.
La battaglia per il velo delle donne iraniane è tornata all’attenzione a causa del caso di Armita Geravand, una 16enne coma in circostanze ancora da chiarire. Secondo gli attivisti, sarebbe stata la polizia morale a causarle le ferite.
Mohammadi ha denunciato l’hijab obbligatorio e l’ipocrisia dello Stato religioso che fa uso di violenza sessuale contro le donne detenute. Nonostante tutto, la sua determinazione rimane ferma e continua a sollevare preoccupazioni riguardo alla verità sul caso di Armita Geravand e alle azioni del governo.